Si chiama "Presidio" il progetto con cui la Caritas, dal 2014, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, insieme alle diocesi locali (diciotto al momento), si impegna ad assicurare ai lavoratori del settore agricolo e in evidente condizione di sfruttamento, un luogo di ascolto, di orientamento e di tutela rispetto alla loro situazione giuridica, sanitaria, lavorativa, provando ad aiutarli a uscire dalla segregazione e a integrarsi nelle comunità in cui vivono. Marginalmente. A raccontare il progetto e le storie, le speranze, le paure di questi lavoratori "invisibili", uscendo dal silenzio e dall'ombra, è la fotografia. Con uno sguardo di "riscatto" che possa aprire gli occhi alle comunità su quello che avviene poco oltre la città. Chi lavora in condizioni disumane per assicurare raccolti e cura della terra, fondamentali però nello sviluppo e della crescita di tanti territori. Il Ragusa Foto Festival dal 21 luglio al 28 agosto, fra le molteplici iniziative che caratterizzano questa rassegna di "periferia" e di "frontiera", punta l’obiettivo anche su questo. «Considerato il ruolo fondamentale del territorio come contesto di vita primario delle popolazioni - spiega Stefania Paxhia ideatrice dell'iniziativa e fondatrice del Festival - adesso le città dovrebbero aprirsi di più creando occasioni culturali che incoraggino il passaggio dalla coesistenza multiculturale alla convivenza culturale, cioè all'incontro, alla conoscenza e all'integrazione tra le culture per una reale inclusione e uguaglianza di opportunità per tutti».
Ragusa Foto Festival, il racconto del "Presidio Caritas" di Crotone - © Pietro Motisi
Dopo i Presidi di Pachino e Marina di Acate, in Sicilia, fotografati nel 2021 da Martina Della Valle e Maria Vittoria Trovato, quest'anno Carlo Bevilacqua e Pietro Motisi raccontano i Presidi calabri di Crotone e di Oppido Mamertina - Palmi. I lavori saranno esposti all'interno della chiesa sconsacrata di San Vincenzo Ferreri e verranno presentati durante le giornate inaugurali (21-24 luglio) del Festival alla presenza, oltre dei due autori, anche di Nello Scavo inviato di Avvenire, don Marco Pagniello direttore di Caritas Italiana e Maurilio Assenza vicepresidente della Fondazione Val di Noto. A ottobre le mostre saranno riproposte nei territori interessati, coinvolgendo le scuole con un'iniziativa mirata per raccontare ai ragazzi i percorsi di innovazione sociale che promuove Caritas per rafforzare la consapevolezza e l'inclusione.
Un tassello prezioso del Ragusa Foto Festival che da dieci anni porta nell'estremo lembo d'Europa un momento di confronto dedicato ai linguaggi della fotografia contemporanea e alla valorizzazione di giovani talenti di tutto il mondo. Il titolo di quest’anno – nella Sicilia, crocevia di svariate espressioni culturali e artistiche – è "Armonia", «che oggi torna alla ribalta per il bisogno urgente di un approccio incentrato sulla collaborazione e sulla complementarità. Che non significa necessariamente assenza di contrasti o di conflitti ma mantenere la mente aperta al bene comune - fa notare ancora Paxhia, che oltre a interessarsi di fotografia, è giornalista e ricercatrice sociale -. Gli antichi Greci usavano rappresentare l'armonia con il Mar Mediterraneo, tra le aree più ricche al mondo in termini di stratificazioni storiche e artistiche, né terra mobile né mare sconfinato come l'Oceano, ponte tra le sponde della civiltà, simbolo della perenne prossimità degli esseri umani tra loro diversi e allo stesso tempo uguali».
Sono 29 i progetti esposti (sul sito ragusafotofestival.com tutte le info e il programma) in questa edizione 2022, sotto la direzione artistica di Steve Bisson, con il comitato scientifico diversificato e una rete di partner culturali nazionali e internazionali. Tra gli ospiti alle giornate inaugurali anche Paolo Verzone, Tim Carpenter, Giuseppe Leone, Gianluigi Colin, Alfredo Corrao, Antonio Biasucci, Rick van der Klooster, Alba Zari, Donata Pizzi, Mario Morcellini, Velasco Vitali. Mostre e poi letture portfolio, workshop e tante interessanti iniziative. Come "Memoria Iblea", un progetto a lungo termine che mira alla costruzione di un archivio fotografico collettivo digitale, documentario e iconografico, che coinvolge la comunità iblea e la racconta attraverso percorsi di memoria visiva e di storia orale dedicata al tempo libero e al divertimento, dagli anni Sessanta ad oggi. Per creare un "presidio" anche culturale, che sappia fare tesoro del patrimonio identitario di un popolo che non può "scattare" in avanti e avere una visione di futuro senza la forza e la conoscenza della propria storia.
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