«“Lo senti?”, disse il piccolo principe. “Abbiamo svegliato questo vecchio pozzo e lui si è messo a cantare”». Mi torna spesso in mente questa esclamazione dell'eroe di Saint-Exupéry allorché trova un pozzo in pieno deserto. Non ci si aspetta che esistano pozzi in pieno deserto. Lui, però, garantisce che «ciò che rende bello il deserto è il fatto che da qualche parte si nasconde un pozzo». Così pure nella nostra vita sta celato un pozzo, anche se avvertiamo che l'aridità la ricopre con il suo fine mantello di sabbia e desolazione. Noi ci lagniamo della vita. Le manca qualcosa, mai niente è perfetto, mai niente è completo, nulla è risolto. È come se stessimo a giocare a un gioco senza soluzione: se abbiamo il pozzo, ci manca la corda; se abbiamo la corda, ci manca il secchio; se abbiamo corda, secchio e pozzo, ci manca la forza di andare fino al fondo della sorgente per attingere l'acqua che ci disseti. In questa narrazione spirituale così intensa che è Il piccolo principe, non ci manca niente. Ciò che vi si insegna è che ognuno di noi ha quanto gli serve per sperimentare la gioia. Non è un problema di conoscenza, è un problema di sguardo. Di guardare a quel che siamo e a quanto ci circonda con cuore grato, capaci di percepire il dono che ci abita. Se accostiamo l'orecchio alla vastità della nostra vita, essa canta!
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