Sarà capitato a tanti di imbattersi, su Facebook ( bit.ly/2ZKuISY ) o su Instagram, nel post con il quale l'attore Giovanni Scifoni ha annunciato, domenica 21, di essere risultato positivo al Covid. Ha avuto infatti 24mila reazioni (più 13mila su Instagram), 2mila commenti, mille condivisioni: numeri alti anche per uno come lui, che già conosce la popolarità digitale. Ma il suo post, oltre a suscitare l'affetto dei fan e l'augurio che, anche per lui e per la sua famiglia, «andrà tutto bene», merita un'attenzione specifica a partire dalla sua familiarità sia con i contenuti della fede cristiana, sia con la pandemia.
Molti frequentatori dell'infosfera ecclesiale hanno infatti conosciuto Scifoni per le originali e divertenti agiografie "Santo del giorno", nate per le pagine social di Tv2000 e poi proseguite in autoproduzione sulla sua pagina Facebook e sul suo canale YouTube. Ma per RaiPlay ha realizzato, tra la primavera e l'estate scorse, pure una webserie, "La mia jungla", in cui ha raccontato in chiave comica la vita di una famiglia italiana nel tempo del lockdown. Anche il suo post di domenica mantiene la chiave comica fin dalla domanda che lo apre: «Come ci si sente a risultare positivi nel giorno di compleanno del Covid?». La risposta descrive tre fasi. La prima è quella in cui ci si convince di aver sbagliato qualcosa e ci si sente colpevoli verso la propria famiglia, il proprio lavoro e in fondo il proprio Paese, per cui: «tutti mi odiano». La seconda fase è quella in cui ci si riconosce in regola, e dunque si diviene certi che, se ci si è ammalati, la colpa deve essere di qualcun altro, quindi: «io odio tutti». La terza è quella in cui si scopre, nel momento del bisogno (e «comunque stiamo tutti bene, eh», ci tiene a sottolineare Scifoni), la solidarietà semplice di chi prontamente si fa nostro prossimo, e ci fa dire: «il mondo è ancora un posto bellissimo, l'estinzione forse può attendere».
Un modo divertente per far passare una bella testimonianza.
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