Sull'ultimo numero della rivista gli Asini (72/2020) viene riproposta una poesia che Elsa Morante scrisse nel febbraio 1976, qualche mese dopo l'omicidio di Pier Paolo Pasolini. La poesia è rimasta a lungo inedita e comparve solo nel 2012 a cura di Giuliana Zagra. La Morante non prese mai l'iniziativa di pubblicarla: del resto non aveva mai avuto fretta di pubblicare. Come poesia non è delle sue migliori, ma esprime con molta energia una delle sue più profonde convinzioni: che cioè i poeti, semplicemente in quanto poeti, siano umanamente e culturalmente “rivoluzionari” e perciò non tollerati, respinti, odiati da tutti i conformisti sociali. Questi conformisti vengono nominati nella poesia
come «Loro» e si capisce bene da certe espressioni che si trattava dei militanti (magari dei peggiori) del '68: «ti sputavano in faccia, ma ovviamente anche loro / ti chiedevano la propaganda per i loro volantini / e i soldi per le loro squadrette», cioè per i loro gruppetti e partitini ridicolmente neobolscevichi. Secondo le parole che la Morante rivolge al suo amico morto, la sua diversità non era nell'essere omosessuale: «La tua vera diversità era la poesia. / È quella l'ultima ragione del loro odio / perché i poeti sono il sale della terra / e loro vogliono la terra insipida. / In realtà,LORO sono contro-natura / e tu sei natura: Poesia cioè natura». E qualche verso dopo augura all'amico: «che tu sorrida e rida dei loro profitti e speculazioni e rendite accumulate». Questi naturalmente sono altri «loro», qui accomunati a quelli che credono di combatterli. Gli uni e gli altri in realtà “fascisti” perché borghesi conformisti, nemici della natura in nome dell'accumulo di potere o di soldi. Certo Elsa Morante sapeva quello che scriveva, perché lo aveva sempre pensato; ma di Pasolini pensava anche altro. Personalmente credo che l'odio, il disprezzo, l'ostilità di cui Pasolini fu oggetto non riguardassero il suo essere poeta (di poeti ce n'erano altri e già allora anche troppi) quanto piuttosto l'essere stato un geniale e radicale critico della società. La poesia è colpita da odio solo quando si permette di uscire da se stessa per condannare il modo in cui la vita sociale inaridisce, deforma e violenta la vita umana. La stessa Morante fu attaccata e denigrata da letterati e politici di sinistra solo quando nel 1974 pubblicò La Storia, il suo romanzo più religiosamente politico: un atto di accusa solitario contro il Dio-Storia, in difesa e memoria delle sue vittime.
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