Anche in agricoltura l'Italia pare unita come nel calcio. L'atteggiamento che governo e organizzazioni agricole stanno avendo nei confronti delle futura politica agricola comune (Pac), sembra, infatti, quello giusto. Altra cosa sarà vincere anche il negoziato, ma almeno si è partiti e si sta procedendo con il piede giusto.A riconoscere che, finalmente, qualcosa è cambiato è stato il ministro per le Politiche agricole Mario Catania, che qualche giorno fa ha spiegato: «L'agricoltura italiana parla con una sola voce per far difendere le proprie ragioni. Mai come oggi tutto il mondo agricolo ha avuto una visione comune sulla Pac».Ma cosa chiede l'Italia agricola all'Europa? «Dobbiamo partire dalle sfide che abbiamo davanti - ha detto ancora Catania -. Siamo in un mercato sempre più globalizzato e competitivo, e ci troviamo ad avere una prospettiva di crescita della domanda nei prossimi anni, ma nello stesso tempo il reddito delle imprese si riduce. L'assottigliamento del reddito appare in contraddizione con la crescita della domanda, ma è un dato di fatto dovuto anche al malfunzionamento della filiera. Abbiamo bisogno di un modello di Pac che difenda e tuteli la redditività delle imprese, il valore della produzione e che aiuti la competitività dell'agricoltura europea. Ebbene, tutto questo lo troviamo solo parzialmente nella proposta di riforma della Commissione». Che, detto in altre parole, significa ad esempio un no chiaro dell'Italia ai cosiddetti «aiuti completamente disaccoppiati» dalla produzione agricola reale.Per l'Italia, poi, c'è anche dell'altro. «Vogliamo avere - ha spiegato ancora il ministro - la possibilità di costituire un programma per lo sviluppo rurale a livello nazionale che possa essere impegnato su alcune questioni fondamentali che non possono trovare spazio nei programmi regionali», che detto anche qui in altre parole, significa avere più possibilità di intervento su una struttura rurale e produttiva che necessita ancora di notevoli iniezioni di competitività.Certo, la partita da vincere è dura e va condotta contro avversari di tutto rispetto. Abbiamo però alleati importanti, ad iniziare dal Parlamento europeo. Sempre in questi giorni, la commissione Agricoltura dell'assise europea, presieduta da Paolo De Castro, ha presentato più di 700 richieste di modifica della riforma della Pac con un unico obiettivo generale: arrivare ad avere «più semplificazione e meno burocrazia, aiutare gli agricoltori ad essere più competitivi e più forti sul mercato, non aumentare i costi della burocrazia e, infine, avere più strumenti di gestione delle crisi». È evidente, cioè, che non è possibile pensare ad una Pac come quella di 10-20 anni fa, ma De Castro ha avvisato tutti: «Adesso inizia la battaglia, perché noi abbiamo messo sul tavolo le nostre proposte, ma ora dobbiamo discutere con il Consiglio».Insomma, la politica degli Stati è ancora tutta da fare.
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