È il Muro che cade o il mio cuore che batte? Nell’originale la battuta è diversa. La pronuncia Ingrid Bergman in Casablanca, stringendosi ad Humphrey Bogart mentre i nazisti invadono Parigi: «Sono colpi di cannone…» con quel che segue. Ma a Berlino, la sera del 9 novembre 1989, ci dev’essere stata una ragazza che ha pensato qualcosa di simile. Il suo volto è rimasto impresso nelle riprese televisive. Avrà vent’anni, è bionda e graziosa, nonostante l’abbigliamento un po’ arrangiato che vorrebbe imitare la moda d’Occidente e finisce per parodiarla. Il fidanzato, al suo fianco, è vestito nello stesso stile, jeans, giubbotto e una pettinatura della quale si pentirà presto. Si sono presentati alla frontiera tra le due Germanie e sono passati dall’altra parte. Lui ha il volto serio di chi non vuole cedere all’emozione. Lei è entusiasta e commossa. Non fa in tempo a fare un passo nel nuovo mondo e subito, in un gesto di irripetibile grazia, posa la testa sul petto del compagno, come per dire: ce l’abbiamo fatta, siamo insieme, d’ora in poi tutto è possibile. Di lei non sappiamo altro. Non possiamo essere certi che la vita non l’abbia poi delusa. Ma quel momento c’è stato, nessuno può cancellarlo. Il Muro che cade, il cuore che batte, la testa che si posa sul petto dell’amato.
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