L’idea di fondo è interessante, mentre lo sviluppo della storia non è sempre all’altezza del tema complesso trattato, ovvero l’immigrazione dall’Africa verso l’Italia attraverso il Mediterraneo. Parliamo di Unwanted – Ostaggi del mare, la nuova serie Sky Original (liberamente ispirata a Bilal, il libro di Fabrizio Gatti sul suo viaggio sotto copertura sulle rotte dei migranti) in onda da venerdì in prima serata su Sky Atlantic con due episodi a settimana (disponibili anche on demand). Al centro della vicenda una gigantesca nave da crociera con 5 mila persone a bordo tra passeggeri ed equipaggio che salva dal naufragio 28 migranti africani in fuga da miseria e guerre. La nave diventa il microcosmo in cui s’incontrano e si scontrano due mondi, la vita illusoria con quella reale. E questa è una buona idea, che permette anche di affrontare modi diversi di vivere il fenomeno migratorio, dilemmi morali e questioni etiche, solidarietà e crudeltà, vita e morte, senza per questo tentare una distinzione netta tra buoni e cattivi. Il fatto poi che passeggeri e migranti s’incontrino con l’espediente di far raccontare a quest’ultimi per iscritto le loro storie, portandoli su un palcoscenico, ma facendo leggere i loro racconti ad alcuni crocieristi, è nell’insieme un po’ macchinoso e pretestuoso. Così come a volte appaiono un po’ troppo slegate dal contesto generale le vicende personali del capitano e di altri passeggeri. Anche se l’intrecciarsi delle storie è un modo per raccontare gli esseri umani tra gioie e dolori, al di là della condizione sociale e umana in cui si trovano o in cui sono nati. La partenza è comunque soft rispetto ai previsti colpi di scena, che ovviamente non anticipiamo, ma di cui qualcosa si intuisce dai brani di interrogatori che compaiono nei primi due episodi e che evidentemente si riferiscono a qualcosa di drammatico che deve ancora succedere.
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