Il Sud agricolo cresce. È una buona notizia. Anche se i problemi non mancano e non sono stati risolti, ad iniziare da quello del grano per arrivare a quelli altrettanto importanti legati alle infrastrutture e all'industria. Senza parlare della malavita organizzata. Eppure, nonostante tutto, il Mezzogiorno italiano ha dato buona prova. Lo ha rilevato, per esempio, l'ultimo rapporto Svimez, esaminando la situazione nel complesso e nello specifico delle regioni.Dall'analisi dei dati, condotta dal Corriere Ortofrutticolo, emerge anche il forte contributo alla crescita dato dalle attività agricole. È il caso, per esempio, della Basilicata che è cresciuta del 5,5% (molto più di altre regioni), e che oltre al petrolio e alle attività industriali, ha proprio nell'agricoltura e nell'ortofrutta in particolare, uno dei suoi punti di forza: nel Metaponto vengono coltivati ad ortofrutta 21.000 ettari su 74.000 di superficie. E non è l'unico esempio. Sempre il Corriere Ortofrutticolo, ricorda gli importanti risultati sul fronte delle esportazioni che nel 2015 sono stati raggiunti dalle coltivazioni ortofrutticole del Barese e da quelle della Campania. Ottimi poi sono stati i risultati anche dei distretti delle conserve di Nocera, dell'alimentare del napoletano e della mozzarella di bufala, a cui si sono sommati i traguardi raggiunti dal distretto dell'alimentare di Avellino e dell'agricoltura della Piana del Sele.Purtroppo non tutto il Sud è così, ma che una rappresentativa parte riesca a farsi valere è cosa importante. Così come lo è quanto indicato da Conserve Italia (che nel Mezzogiorno ha una presenza significativa). Questo consorzio cooperativo per la sola campagna di raccolta del pomodoro ha quest'anno assunto 1.170 lavoratori stagionali (350 di questi nel Brindisino). Insomma, l'agroalimentare italiano, e del Mezzogiorno in particolare, continua a rispondere colpo su colpo alle difficoltà. Ma va difeso anche da attacchi che arrivano dall'altra parte del globo. È il caso di quanto sta accadendo nei confronti dell'Australia che da tempo attua misure protezionistiche nei confronti del pomodoro italiano. Una atteggiamento, spiega Paolo De Castro, parlamentare Ue ed ex ministro dell'agricoltura italiano, che ha posto il problema davanti alla Commissione, in palese contrasto con le regole Wto e che mette di fronte quel Paese alla scelta fra la collaborazione con l'Europa e una "guerra commerciale" senza esclusione di colpi. «L'Australia – ha detto De Castro – dovrà rivedere la sua politica protezionista sul pomodoro se non vorrà mettere a rischio un futuro accordo di libero scambio con l'Ue». Una posizione sulla quale, almeno per ora, la Commissione si è schierata in pieno accordo con l'Italia e i nostri produttori.
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