Il Memorial Medical Center di New Orleans, dopo le devastazioni causate dall’uragano Katrina nell’agosto del 2015, pareva una fortificazione distrutta. Per diversi giorni le persone rimaste intrappolate al suo interno vennero tenute in salvo grazie all’intervento dell’esercito. Quando il personale e molti pazienti furono evacuati l’edificio restò abbandonato, come una gigantesca scatola di cemento dentro l’acquitrino. Io lo ricordo molti anni prima, ancora ben funzionante, non lontana dal quartiere francese, sull’ansa del Mississippi. Mi ero sentito male durante un viaggio un po’ avventuroso compiuto sui mitici autobus della Greyhound. Un medico a cui mi rivolsi si rifiutò di curarmi in quanto non potevo dimostrare di avere i soldi necessari per pagarmi la visita. Il taxista, vedendomi in crisi, decise di portarmi proprio lì. A quel tempo la struttura si chiamava l’Ospedale della Carità e curava soprattutto i poveri, chi non poteva avvalersi delle costose assicurazioni sanitarie statunitensi. Appena entrai nella grandiosa sala d’attesa del pronto soccorso, dove erano sedute una sessantina di persone, mi resi conto di essere l’unico bianco. Restai a riflettere sul tanto vituperato welfare state europeo finché apparve un medico argentino che mi sorrise chiamando il mio numeretto.
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