Maïti, una ragazza di 18 anni, dopo avere militato nella Resistenza francese viene arrestata e sottoposta a indicibili violenze da Léo, un medico scelto dalla Gestapo per sperimentare nuovi “trattamenti” con l'obiettivo di estorcere confessioni ai prigionieri. Liberata nel 1944, farà i conti per il resto della vita con i maltrattamenti che avevano minato il suo fisico. E pregherà ogni giorno per il ravvedimento del suo carnefice.
Quarant'anni dopo lui bussa alla porta della sua casa: è divorato dal cancro, ricorda la fede testimoniata dalla donna durante la prigionia, chiede perdono. Nel libro “Maïti. Resistenza e perdono” la donna racconta l'incontro con l'aguzzino. Prende il suo viso tra le mani e lo bacia sulla fronte. Lui chiede: «Cosa posso fare adesso? Come posso riparare il male commesso?». «La sola risposta al male è l'amore. Non potrà mai riparare il male che ha fatto agli altri durante la guerra. Utilizzi i mesi che le restano per fare del bene intorno a lei, per amare coloro che la circondano». L'ultimo tratto della vita di Léo è un'offerta di sé agli altri, una testimonianza che anche dal male può essere generato il bene. E quando sente la morte avvicinarsi, a chi gli propone l'assistenza di un sacerdote risponde: «È Maïti che voglio al mio fianco». La donna che gli aveva mostrato il volto della Misericordia.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: