«Nessuno di me più solo in quest'ora di sconforto nel dolore senza misura del rifiuto. Ridotto a scempio, vivo l'abbandono, la durezza del legno e della pietra. Nella luce che declina, del giorno rimane la reliquia, ma non piangete su di me, la morte non riempie l'orizzonte». Coi suoi versi scabri e sinceri, Franco Casadei scolpisce il volto della Croce: scempio, rifiuto, abbandono, dolore. La durezza del legno e della pietra. Gesù muore per fame d'aria, come tutti i crocifissi che, nel tentativo di sollevarsi sui piedi, per il dolore provocato dai chiodi, premono il peso del loro corpo sui polmoni, soffocando il respiro. Gesù è spogliato della sua tunica regale, di quell'abito puro, senza cuciture né rammendi, in cui era segnalata la sua gioia di figlio, fratello, amico, Maestro, Messia, per essere ricoperto, sulla pelle nuda, di vergogna, di fango di menzogne, di unguento di viltà, di distratte sentenze di tortura e di morte. Duro fu il legno! Ma anche la pietra. Non solo quella della lapidazione ma anche quella dei decreti sacri e profani, esibiti e corrotti per condannarlo. Voi, però, non piangete perché «la morte non riempie l'orizzonte».
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