«Ma il vero viaggiatore è chi parte per partire:/ ha il cuore lieve un po'come i palloni,/ non si allontana mai dal suo destino,/ e senza saper perché ripete sempre: "Andiamo!"». In questi versi della poesia Il viaggio Charles Baudelaire svela e fissa per sempre la realtà del viaggiatore. Per il bambino, appassionato di mappe e stampe, il mondo è immenso e l'universo pari alla sua fame infinita. Passata l'infanzia, un mattino uno si sveglia, col cervello in fiamme, e parte, pieno di rancori o desideri amari: chi per fuggire un paese che odia, chi per il disagio di vivere, un'inquietudine rabbiosa, chi disperato per una delusione amorosa. Conosciamo la condizione di quest'uomo che parte per fuggire, e, come ci ha ricordato Orazio in una di queste Avventure, cambia cielo, non stato d'animo. E ovviamente nemmeno chi parte per necessità è un viaggiatore. La folgorante intuizione di Baudelaire: il viaggiatore è chi parte per partire, obbedendo a un impulso leggero come il palloncino volante di un bambino, è colui che si avventura nella vita seguendo il respiro dell'anima. E questo viaggio non necessita obbligatoriamente di spostamenti fisici, di traversate. Può avvenire comunque, seguendo la curiosità, vivendo di meraviglia, di avventura. Il viaggiatore è l'uomo in armonia nel mondo, che parte per partire.
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