«Qual è il legame tra un abate che risponde allo strano nome di Abbo, la Francia, l'Inghilterra, la polifonia e un misterioso omicidio?». La risposta alle domande poste dalla musicista e studiosa Katarina Livljanic nelle note di copertina del disco intitolato Abbo Abbas (pubblicato da Ambronay e distribuito da Ducale) vanno ricercate tutte " o quasi " tra le pagine di antichi codici miniati risalenti all'epoca medievale; niente comunque a che vedere con "nomi della rosa" di echiana memoria, perché la storia di questa registrazione è molto meno avventurosa e fantasiosa di quanto non ci si possa aspettare date tali premesse.
In realtà tutto è riconducibile alla figura di un eminente monaco francese, Abbo appunto, nato intorno al 950 e divenuto abate dell'importante monastero benedettino di Fleury; uomo colto ed erudito (fu filosofo, scienziato, poeta e teorico musicale), intrattenne rapporti diretti con alcune delle figure più influenti del panorama politico e culturale dell'epoca, attirando su di sé un pericoloso vortice di invidia e gelosia, fino a quando non venne brutalmente ucciso in un agguato il 13 novembre 1004.
E la musica cosa c'entra in tutto questo? La Livljanic individua proprio in Abbo la figura centrale della fitta rete di rapporti e di scambi religiosi e musicali intercorsi tra le istituzioni ecclesiastiche della regione della Loira e quelle in terra di Britannia. In veste di cantante solista e di direttrice del gruppo vocale femminile Dialogos, l'artista croata ha così intrapreso un viaggio alle origini della musica medievale, tra melodie gregoriane e prime testimonianze della polifonia occidentale risalenti al X e XI secolo. Brani che una lettura lucida e rigorosa restituisce alla loro autentica e profonda dimensione spirituale, assecondando ora le trame riflessive che si spalancano verso inediti orizzonti espressivi (nel Kyrie di Winchester o nel responsorio Sint lumbi vestri), ora l'articolato disegno ritmico e le ardite cuspidi sonore dell'organum Sancti Benedicte e del graduale Viderunt omnes. E si sale altissimi in cielo con il responsorio Congregati sunt, cantato a Fleury durante l'Ufficio per la Commemorazione dei Defunti e qui intonato per rivolgere un estremo saluto ideale all'abate Abbo.
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