Come visse Friedrich Hölderlin? Il più grande poeta lirico tedesco e forse il più supremamente ispirato dell'Europa moderna, nacque nel 1770 a Lauffen nel Württemberg. A vent'anni è «magister philosophiae» a Tübingen. Lì divenne amico dei due maggiori filosofi dell'idealismo tedesco, Hegel e Schelling, suoi coetanei. Frequentò Fichte e Schiller. Studiò Pindaro, tradusse Sofocle. Conobbe Goethe, Herder, Wieland. Lavorò come precettore. Nel 1802 morì Susette Gontard, la donna più amata.
Ma dal 1805 la sua salute e i suoi disturbi mentali peggiorano. Ormai fuori di mente, viene affidato a un falegname perché lo assista e lo sorvegli. Resterà a Tübingen fino alla morte (avvenuta nel 1843) abitando nella torre del falegname e scrivendo alcune poesie firmate con nomi alieni.
Sulla solitudine e la follia di Hölderlin ora compare da Adelphi la testimonianza di un più giovane poeta suo ammiratore, Wilhelm Waiblinger (Vita, poesia, follia, a cura di Luigi Reitani, pp. 100, euro 10). È uno dei libri più tristi che si possano leggere. Il 3 luglio del 1822 Waiblinger ha il suo primo incontro con Hölderlin e scrive nel suo diario: «Quella figura terribile mi turbò (") Hölderlin appoggiò la mano destra su un mobile accanto alla porta, tenne la sinistra nella tasca dei pantaloni, una camicia impregnata di sudore gli cascava sul corpo, i suoi occhi arguti, che mi fissavano, incutevano una pietà e una pena tali da raggelarmi il sangue e le ossa. Fu così che mi apostrofò: "Vostra Maestà reale", gli altri suoni erano in parte inarticolati, in parte incomprensibili e frammisti a parole francesi (") Oh trovarsi di fronte all'uomo più geniale e arguto, alla natura più grande e ricca nella sua condizione più orrida (") Da sei anni cammina tutto il giorno avanti e indietro per la stanza, mormora qualcosa tra sé senza far nulla di nulla». Colui che a ventotto anni aveva scritto «Compresi il silenzio del cielo, le parole degli uomini non le ho comprese mai», visse per decenni sprofondato nel proprio silenzio, senza più comprendere gli altri né esserne compreso.
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