Con un deciso spirito di unità, con non poche difficoltà tecniche, con un pizzico di coraggio, alla fine anche il settore degli enti religiosi ha stabilito di costituire un proprio fondo di previdenza complementare riservato ai dipendenti dei diversi enti ecclesiastici. È in programma nei prossimi giorni l'accordo ufficiale con i sindacati rappresentativi di settore Snals, Cgil, Cisl, Uil.
Sull'iniziativa ha giocato favorevolmente l'esperienza maturata in occasione della recente costituzione del «Fonder», il primo ed unico fondo di formazione professionale del settore religioso, che ha già registrato l'adesione di oltre 7mila enti di varia natura e dimensione.
Il ruolo di capofila di questi progetti è stato assunto dall'Agidae, l'associazione dei gestori degli istituti ecclesiastici impegnati nella scuola e nell'assistenza, coinvolgendo altre importanti aggregazioni come Uneba e Fism. Il nuovo fondo integrativo, aperto a tutti i settori del mondo cattolico, interessa una platea di oltre 100mila operatori. Sarà ancora più estesa, raggiungendo i 250mila lavoratori, non appena perfezionerà l'adesione anche il settore sanitario rappresentato dall'Aris, l'organismo che associa cliniche ed ospedali di ordini religiosi. Nella sanità privata operano da tempo altri fondi integrativi per il personale medico e per quello infermieristico.
L'ingresso sulla scena previdenziale del nuovo fondo religioso avviene purtroppo con ritardo. Entro il 30 giugno 2007 (data entro la quale tutti lavoratori dovranno decidere se investire il proprio trattamento di fine rapporto nella previdenza integrativa) il nuovo fondo dovrebbe essere pienamente funzionante. Questo presuppone la stesura, in un ristretto lasso di tempo, dell'atto costitutivo, del regolamento attuativo e delle altre formalità amministrative (individuazione del gestore ecc.).
In vista del 30 giugno, i dipendenti degli enti religiosi potrebbero incontrare una difficoltà in più per la loro scelta, non essendo ancora nelle condizioni di poter valutare appieno le caratteristiche del fondo religioso. I responsabili degli enti, tenuti a fornire le necessarie informazioni ai propri dipendenti, non possono che invitare gli interessati ad attendere gli sviluppi del neonato fondo di categoria.
Problemi Ipab. Una diversa situazione si presenta, in particolare, presso le Ipab, le istituzioni di assistenza e beneficenza, anch'esse coinvolte nella previdenza integrativa. Se è stata attuata la privatizzazione dell'ente, solo i singoli dipendenti iscritti all'Inps possono essere interessati al fondo integrativo religioso, mentre i vecchi dipendenti che hanno confermato il rapporto pubblico (iscritti all'Inpdap) devono attendere il provvedimento, annunciato dal Governo, di estensione della previdenza integrativa ai pubblici dipendenti. In quest'ultima situazione si trovano anche tutte le Ipab che non si sono ancora privatizzate.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: