Il dono di vedere l'invisibile e di condividerlo in Rete
mercoledì 14 aprile 2021
Con un post su “Vino Nuovo” ( bit.ly/3a7TfXE ) Paola Springhetti racconta il suo incontro con «una dolce signora di mezza età» che, come lei, fa volontariato in un doposcuola di periferia. Viene «da un altro Paese, un'altra religione, un'altra lingua» ed è assai riservata: «sorride molto ma si confida poco». Ci sono voluti «un bel po' di momenti tranquilli» e, aggiungo io, lo sguardo affinato dell'autrice per vedere quanto la famiglia di quella signora, già provata dalla presenza di un figlio autistico, vacilli a causa del Covid, poiché la situazione sociale creata dalla pandemia ne ha aggravato le debolezze (e per sottolineare cosa dica di buono, del nostro Paese, la scelta di questa famiglia di resistere, guardando al bene del figlio autistico, alla tentazione di tornare a casa). Sul profilo Facebook di Giovanni Marcotullio, invece, c'è un post ( bit.ly/3e0VjSy ) in cui le parole sono solo tre: «Invisibili povertà metropolitane». Una didascalia. Perché il resto lo dice l'immagine, scattata – si presume – dallo stesso autore: mostra, parcheggiata in una zona residenziale, un auto station wagon di media cilindrata, datata ma non da rottamare, attrezzata per ricoverare una persona alla notte e, si suppone, anche di giorno. Tra i commenti c'è chi suggerisce di lasciare di fronte all'auto un sacchetto della spesa, chi fa ipotesi sulle cause della situazione e chi sottolinea che «la povertà è visibilissima, per chi la vuole vedere». È proprio questa osservazione, formulata da Fabio Colagrande, che mi ha suggerito di accostare i due interventi di Paola Springhetti e di Giovanni Marcotullio, e gli altri che gli assomigliano. Vedere quei “poveri” che per tanti di noi rimangono invisibili – forse perché teniamo gli occhi chiusi – è una virtù ed è anche un dono. Dobbiamo essere grati a chi l'ha ricevuto se, cogliendo l'opportunità che la Rete gli offre, lo condivide e, anche in questa maniera, testimonia il Vangelo.
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