giovedì 7 agosto 2003
Troverai che i più cordiali amici di coloro che credono (i musulmani) sono quelli che dicono: «Siamo cristiani!». Anche nei luoghi di villeggiatura, come nelle nostre città, c'è una presenza di musulmani che s'infittisce di anno in anno. Chi sa un po' di arabo riesce a cogliere qualche frammento dei loro discorsi, anche se molto variegati sono i loro linguaggi. Ma tutti possono tentare un dialogo, ricordando ai musulmani proprio la frase che sopra ho citato. Essa è nel Corano, alla sura (capitolo) 5, versetto 82. Purtroppo il fondamentalismo gretto e arrogante da un lato, e la paura che genera mostri, dall'altro, ha spesso avviato cristianesimo e islam su una rotta di collisione. Qualche mese fa un salesiano che è anche islamologo, Cherubino M. Guzzetti, ha scritto un libretto intitolato Il cristianesimo presentato ai musulmani (Elledici), un testo composto secondo uno stile adatto a quegli interlocutori. Credo che un impegno di questi giorni potrebbe essere proprio quello di metterci, da parte nostra, a conoscere maggiormente l'islam nei suoi valori fondanti e nella ricchezza della sua tradizione culturale e spirituale. Ma potrebbe essere anche l'occasione per parlare a quei musulmani che lavorano e vivono accanto a noi della nostra fede, della sua grandezza, delle differenze e delle consonanze tra le due religioni. Si legge ancora nel Corano: «A ognuno Dio ha assegnato una regola e una via. Se Dio avesse voluto, avrebbe fatto di noi una comunità unica" Gareggiate nelle opere buone, perché a Dio tutti tornerete e allora egli vi informerà di quelle cose per le quali siete ora in discordia» (5, 48).
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