A una prima lettura, le avvertenze inserite nel booklet del cd Petrus et Paulus, Ecclesiæ Apostoli (pubblicato da Stradivarius e distribuito da Milano Dischi) appaiono quasi allarmanti; l'autore delle note di copertina intende infatti sottolineare che quello incluso in questo disco «non va letto come un programma semplice, ma come uno dei più complessi che sia dato ascoltare: dotto, strutturalmente solido e lungi da una musicalità facile. Tuttavia, se penetrato a dovere, conduce a una dimensione superiore rispetto alla norma...». Effettivamente, l'album che, sotto la guida di Antonino Albarosa, il coro gregoriano femminile Mediae Aetatis Sodalicium ha dedicato al culto medievale dei santi Pietro e Paolo non è di certo un progetto che si può accostare con un approccio distratto e disimpegnato, ma presenta un preciso valore aggiunto: quello offerto da una musica liturgica che esprime prima di tutto una reale testimonianza di fede. è proprio questo il cardine di un cd che si sviluppa secondo criteri rigorosi e sistematici, partendo da una selezione dei Primi Vespri relativi ai due Santi Apostoli, tratta dal celebre Antiphonale Monasticum, per arrivare poi a comprendere due messe loro dedicate, come venivano celebrate nei giorni delle rispettive festività (29 e 30 giugno). Una rievocazione resa ancora più solenne dall'intensità spirituale del canto gregoriano, di una preghiera che testimonia della solidità e dell'universalità della Chiesa, proprio come fanno le figure dei Santi Pietro e Paolo, tra loro differenti ma complementari. E così, mentre il primo rappresenta idealmente la roccia sopra cui poggia la storia millenaria della comunità ecclesiale, con la forza della sua dottrina il secondo spalanca nuovi e sempre più ampi orizzonti di conversione. Nonostante i contorni sfumati che caratterizzano la prassi esecutiva dell'intero repertorio gregoriano - non si conoscono infatti né la pronuncia della lingua latina medievale, né le scale musicali o i valori ritmici impiegati - l'ascolto di queste melodie impone da subito un senso di assoluta pienezza, che le voci del coro Mediae Aetatis Sodalicium accentuano con ieratica fissità; con un distacco che a tratti rischia però di andare a scapito della pura valenza espressiva.
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