«Volevamo solo essere felici...», canta Francesco Gabbani che, stasera, dopo aver stravinto la sfida del Forum di Milano di sicuro stregherà anche il pubblico del Palasport di Roma. Piccolo inciso musicale per ricordarci che noi, appartenenti alle generazioni predigitali, siamo stati felici, anche grazie al calcio. Perchè abbiamo avuto dei modelli e dei punti di riferimento che invece ora latitano. Basti fermarsi a questa settimana in cui abbiamo celebrato i centenari di due maestri di campo come Tommaso Maestrelli (mister del 1° scudetto della Lazio del '74) e il “Barone” Nils Liedholm, tecnico della “zona mista” scudettata, con il Milan della stella e la Roma del 1982-'83. Per loro valgano le parole che Gianni Mura scrisse intervistando Ottavio Bianchi (allenatore del 1° scudetto del Napoli 1986-'87) «dà la sensazione di pulizia interiore come se gli fosse nevicato dentro». E domani, come abbiamo già scritto, Mura, il miglior narratore di sport, avrebbe compiuto 77 anni. Il 17 ottobre invece saranno quarant'anni dalla morte di Beppe Viola, uno che tra un servizio e l'altro per la “Domenica Sportiva” si inventava un mondo fatto anche di pugili che vanno a bordo ring e chiedono all'allenatore: «Come sto andando? e l'allenatore: «Se l'ammazzi fai pari». Il mio compagno di banco ad Avvenire, Massimo Iondini, quando Beppe Viola è morto era al quarto anno di liceo e mi racconta che rimase talmente colpito che consegnò alla prof. il suo «primo articolo» dedicato al maggior fantasista del telegiornalismo sportivo. «Transit!», direbbe il Beppe. Il fatto è che in questo tempo così cupo, bellico, c'è una carenza incredibile di personaggi autentici e carismatici, anche nel mondo del calcio. Ormai esistono solo due categorie di cantastorie dell'etere, gli urlatori e gli statistici. I più apprezzati sono quelli che mixano al meglio l'urlo munchiano in presa diretta e la capacità di dare numeri, a partire ovviamente dal possesso palla che poi rientra nella misteriosa fenomenologia del «giropalla». Così ci perdiamo i soliti pezzi di vita reale e le belle storie ai quali ci hanno educato quei piccoli maestri di cui sopra. Tipo quella del ragazzino belga Jorne Spileers, 17enne talento del Brugge che a sorpresa comanda il girone di Champions davanti all'Atletico Madrid del “Cholo Simeone”. Una settimana fa Spileers era stato sospeso da scuola per aver lanciato delle castagne contro i compagni di classe. Uno scherzo di stagione, certo, ma intanto anche al Brugge, dove è entrato a 7 anni, potevano prenderla male. E invece hanno tolto le castagne dal fuoco: debutto in campionato e poi in Champions per il giovane Jorne. Sono piccole storie di calcio, ma con la sua ironia Beppe Viola avvertiva: «La carenza di calcio provoca dei fenomeni curiosi, tipo richiamo verso la lettura, la meditazione, incupimento del tono psichico generale, alcolismo, gioco del tennis, aeromodellismo». Transit!
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