venerdì 22 marzo 2019
«Forse è appropriato che la prima opera letteraria della nostra tradizione sia dedicata alla guerra, alla forza: quelle cose che ci hanno accompagnato sino a non molti decenni fa e che intridono di sangue la storia di homo sapiens». Piero Boitani, uno scrittore che fonde conoscenza di studioso a capacità non comune di narratore, è una presenza costante nel mio pensiero. Boitani porta le sue conoscenze al lettore comune, il che non ha a che vedere con la divulgazione, attività molto importante e educativa, ma differente. Qui, parlando dell'Iliade, sottolinea che il sommo poema dell'Occidente, il primo, parli della guerra. Una guerra mitica, che richiama, in forma epica e poetica, il conflitto stesso da cui nasce la storia umana, prima luce e buio, poi Caino e Abele. Mi pare di dover correggere l'opinione di Boitani, temo ottimistica: come disse papa Francesco, noi, oggi, stiamo vivendo una guerra mondiale, a pezzi. Purtroppo la nostra storia di homo sapiens non vede finita la guerra mondiale da alcuni decenni, la ha soltanto modificata. Penso alla domanda di Wim Wenders nel film capolavoro Il cielo sopra Berlino: «Perché noi uomini scriviamo opere di poesia sulla guerra e mai sulla pace?». Un invito. Emozioniamoci del brivido della pace.
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