Il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia regalerà alle diverse emittenti radiotelevisive italiane delle bottiglie etichettate con il logo del ministero e il nome «Spumante italiano». Il motivo? Far brindare in tv, nelle trasmissioni delle feste e di fine anno, solamente con bottiglie nostrane ma, soprattutto, ribadire la bontà dei prodotti vitivinicoli nazionali. Si tratta di una trovata efficace dal punto di vista della comunicazione e del marketing, che arriva in un momento delicato per la vitivinicoltura e più in generale per il nostro comparto agroalimentare. Anche dal punto di vista dell'informazione sui prodotti che davvero sono "italiani". Una recente ricerca proprio sui vini, ha, fra l'altro, alzato un velo sul grado di conoscenza che i consumatori stranieri hanno dei nostri prodotti.
L'iniziativa di Zaia, è stata accolta con favore dai viticoltori, tanto che l'Unione italiana vini (Uiv) ha parlato di un gesto «importante e non così scontato». Insomma, per sostenere i nostri prodotti è bene pensare a tutto. Anche se i conti della vitivinicoltura non vanno poi tanto male. Secondo l'Uiv, infatti, il saldo positivo del comparto è pari (stando ai dati dell'agosto scorso) a 2,2 miliardi di euro, mentre le "bollicine italiane" rappresentano oggi un giro di affari superiore a 460 milioni di euro, con un sensibile incremento delle esportazioni nei primi nove mesi del 2009 (+14% rispetto a settembre 2008), mentre il mercato nazionale evidenzia una situazione stimata come stazionaria (anche se le statistiche fanno segnare un -2% sia in volume che in valore). Le imprese attive nella produzione di spumanti, tuttavia, credono in un mercato migliore di oggi: in termini di bottiglie prodotte, gli indici per le etichette più importanti sono tutti positivi.
Rimane ovviamente il pericolo della concorrenza estera. Non solo in Italia ma, soprattutto, sui mercati europei e oltreoceano. E non solo per gli spumanti. A far capire in che situazione si trovino tutti i nostri vini, per esempio, è stata una ricerca finanziata da Montepaschi Siena sulle strategie e le prospettive per grandi vini toscani nei mercati anglosassoni. Il risultato è preoccupante. La grande maggioranza dei consumatori inglesi non sa che cosa sia un vino Docg. È cioè sconosciuto uno dei parametri che distinguono i nostri vini dagli altri. Anzi di più, secondo la ricerca, le certificazioni Docg non rappresentano uno strumento di guida per i consumatori. I partecipanti all'inchiesta hanno dichiarato che se anche i vini di qualità toscani hanno una buona immagine nel mercato inglese, si percepisce una mancanza di coesione, se non una vera e propria competizione, all'interno della stessa denominazione. Un mezzo disastro, dunque. Anche perché a starci con il fiato sul collo ci sono i produttori francesi, ma anche quelli spagnoli e australiani che in fatto di immagine pare siano più bravi. Viene quindi da chiedersi: perché non regalare qualche bottiglia di buon spumante italiano anche alle più importanti emittenti radiotelevisive europee?
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