Cresce ancora una volta la spesa per gli alimenti già preparati così come quella dedicata al cosiddetto "fuori-casa". Cambiano, insomma, le abitudini alimentari degli italiani. Un fenomeno importante, in barba - parrebbe - al gran parlare che si fa sui prodotti tipici e sulla ricerca di genuinità che rischiano di essere perse e che comunque coinvolge in pieno la produzione agricola. Intanto però, proprio le ultime statistiche sui redditi dei campi parlano chiaro: il valore aggiunto agricolo del 2005 è sceso al di sotto di quello che era stato raggiunto dal settore nel 2001.
Stando alle rilevazioni dell'Indagine Ismea-Ac Nielsen sui consumi extradomestici, nel 2005 il 14% della popolazione ha pranzato fuori casa per motivi di lavoro almeno una volta alla settimana, mentre il 4,4% pranza così addirittura tutti i giorni lavorativi. La spesa media sarebbe attorno ai 9,6 euro per un totale di 11,26 miliardi. Il luogo di consumo preferito è il bar, seguito da pizzeria e ristorante mentre all'incirca sullo stesso livello si collocano self service, mensa, tavola calda e fast food. Insomma, per i prodotti agricoli si aprirebbero nuovi canali commerciali che, naturalmente, occorre essere in grado di sfruttare. In effetti - ha fatto notare Coldiretti commentando i numeri di Ismea - il cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani, con la minore disponibilità di tempo da dedicare agli acquisti e alla preparazione del cibo entro le mura domestiche, ha determinato una profonda innovazione nell'offerta dei prodotti. Un esempio eclatante è il boom delle verdure già tagliate, lavate e pronte per l'uso, nonostante il freno nei consumi di ortaggi freschi. Di contro, nel 2005 le famiglie italiane hanno ridotto del 7,6% i consumi di verdura in quantità con una spesa di poco inferiore ai 2 miliardi di euro e quelli di frutta fresca dell'1,3% con una spesa di 2,9 miliardi di euro. In controtendenza, sono quasi 43 milioni i chili di frutta e verdura già lavate, tagliate e pronte per l'uso finite nel piatto degli italiani che ne hanno aumentato gli acquisti di circa il 30%. I risultati? Almeno due. Da una parte, un giro d´affari di circa 400 milioni di euro; dall'altra l'indicazione di una possibile strada da percorrere per la ripresa del settore.
Un altro chiaro segno di come i "tempi alimentari" stiano cambiando arriva dalle anticipazioni del Vinitaly 2006 che si apre la prossima settimana. Negli scaffali di supermercati e ipermercati sono sempre più presenti vini tipici e vini a denominazione d'origine, anche se ovviamente i grandissimi nomi rimangono su canali specializzati. In coincidenza con la manifestazione scaligera tuttavia da Mediobanca emerge un dato: le vendite attraverso la grande distribuzione coprono ormai il 42% del mercato.
Eppure tutto ciò non basta. Stando ai dati diffusi da Confagricoltura, infatti, il valore aggiunto agricolo nel 2005 è diminuito del 4,9%, nel solo IV trimestre la perdita è stata addirittura del 6,2%.
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