IA in campo per dare voce “vera” a chi l’ha persa
giovedì 24 ottobre 2024
Si è appena concluso, in Umbria, il G7 sull'inclusione e la disabilità: un evento unico, essendo il primo incontro ministeriale del G7 dedicato specificamente a questi temi. La manifestazione, iniziata ad Assisi e poi continuata a Perugia, al Castello di Solfagnano, ha avuto l'obiettivo di mettere al centro delle agende internazionali i temi dell'inclusione, dell'accessibilità universale, della vita autonoma e indipendente, della valorizzazione dei talenti e dell'inclusione lavorativa. È stata sottolineata l'importanza di garantire a tutti il diritto alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica. In questa prospettiva la tecnologia, e specialmente l’intelligenza artificiale, può svolgere un nuovo e inedito ruolo per rendere inclusiva e accessibile la nostra società. Alla luce di questo ci sembra interessante quanto alcuni ricercatori italiani stanno già facendo in questo senso. “Voice for Purpose” è una tecnologia nata da NLAB Research Center e da Translated che permette alle persone che hanno perso la voce a causa di patologie neurologiche o neurodegenerative di poter parlare con la propria voce personalizzata ed espressiva mediante l’utilizzo di tecniche di intelligenza artificiale (IA). Il progetto è stato lanciato con successo a febbraio 2023. “Voice for Purpose”, attualmente utilizzato per persone affette da Sla, entra ora in una seconda fase di sviluppo per poter servire le richieste di altri pazienti pediatrici e adulti che da altri Paesi europei, e non solo, ne stanno richiedendo l’utilizzo mediante il portale web. La sfida davanti alla tecnologia tutta italiana, che è diventata un servizio clinico-tecnologico per pazienti neurologici, è di portare la medesima assistenza in ulteriori 11 Paesi europei ingegnerizzando i modelli di IA, ingegnerizzando il servizio di assistenza adeguandolo ai sistemi sanitari dei differenti Paesi, configurando ulteriori otto linguaggi di utilizzo rispetto ai tre in utilizzo attualmente (italiano, inglese, spagnolo). In altri termini, l’obiettivo che si presenta è duplice: obiettivo di assistenza, obiettivo di ricerca scientifica. Ci sembra molto interessante che una forma di tecnologia, oggi associata solo a deep fakes e tentativi di truffe, possa rivelarsi uno strumento così potente di inclusione e aiuto per pazienti europei. Questa prospettiva, la trasformazione di una tecnologia vista solo come in problema in strumento di integrazione e dignità, può evolvere ancora. Pensiamo a cosa potrebbe accadere se gli audio prodotti potessero essere firmati digitalmente dal paziente con un sistema come C2PA, che oggi si usa per firmare immagini e altri prodotti digitali prodotti dall’IA. Questo da un lato potrebbe evitare equivoci o truffe ai danni dei pazienti sfruttando la loro voce, e dall’altro dare anche un valore legale a queste voci sintetiche donate ai pazienti. L’algoretica si pone qui come un possibile orizzonte di questo processo. Da un lato un’assunzione di valori e criteri, come quelli che sono emersi dal G7 su inclusione e disabilità, e dall’altra un processo trasformativo che riesce a trasformare, o sarebbe meglio dire “convertire”, quanto oggi la tecnologia realizza in modo innovativo in prospettive di sviluppo sociale a vantaggio della persona e dei suoi bisogni in un’ottica di tutela effettiva della dignità umana. © riproduzione riservata
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