«Per i bambini che soffrono» è il titolo dell’ultima intenzione di preghiera che papa Francesco, in questo mese di novembre, ha affidato alla sua Rete mondiale di preghiera attraverso l’ormai tradizionale video ( bit.ly/3sMe047 ), diffuso ogni mese tramite il web e i social network. Giova precisare subito che il Papa non sta raccomandando alle nostre preghiere i bambini ammalati. Ci sta sensibilizzando sulla sofferenza di «quelli che vivono in strada, le vittime delle guerre, gli orfani»; sfruttati, emarginati, abbandonati dalla famiglia, «senza istruzione, senza assistenza medica»; bambini che «vivono in condizioni molto simili alla schiavitù». Lo dicono le parole con cui Francesco accompagna il video e lo dicono, esplicitamente, le immagini, nelle quali vengono ritratti soprattutto bambini costretti a lavorare. Come ci ha avvertito Giovanni Scifoni con una sua recente e apprezzata parodia (che su “Avvenire” abbiamo già descritto bit.ly/3FwqnJm e commentato bit.ly/3TI7Vl0 ), il rischio che gli autori del video puntassero su immagini “emozionali” era dietro l’angolo. Ma è stato evitato. È la terza volta in sette anni che i bambini costituiscono direttamente l’oggetto dell’iniziativa di preghiera papale; le altre due volte era accaduto nel marzo e nel dicembre 2016, rispettivamente a proposito di «bambini e famiglie in difficoltà» e dei «bambini soldato». Sono andato a rivedere anche quei video e mi pare che in nessuno dei tre filmati gli autori siano andati oltre, con le immagini, quello che le parole del Papa descrivono. Se mai prevalgono, nei finali, volti sorridenti di bambini che, anche grazie alla mobilitazione delle coscienze che i “Video del Papa” si propongono di suscitare, appaiono aiutati a crescere pur nelle loro difficili condizioni sociali. Del resto, la “donazione” che tali filmati sollecitano non è fatta di denaro, bensì di qualcosa di immateriale come la preghiera. Ma non meno concreto: «Pregare ci fa uscire dall’indifferenza, la preghiera si trasforma in azione», dichiara infatti il direttore internazionale della Rete mondiale di preghiera del Papa, il gesuita Frédéric Fornos, al termine del comunicato stampa ( bit.ly/2QnBiuZ ) che accompagna la diffusione del video di novembre 2022. E cita Francesco: «Pregare è accendere una luce nella notte».
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