Ci sono un po’ di post – il 10% del totale: mica bruscolini – che mi hanno reso particolarmente prezioso l’ultimo viaggio che ho compiuto tra le maglie ecclesiali della Rete, quelle in cui mi lascio impigliare. Li ho raggruppati nella macrocategoria della “pastorale”, ma guardandoci meglio noto che siamo in tema di pastorale familiare, e dunque potrei persino dire che si tratta di contributi, indiretti, al prossimo Sinodo.Sono testi nati e diffusi originariamente al di fuori dell’opinione pubblica ecclesiale ma niente affatto estranei al sentire delle comunità cristiane, e dunque onore al fiuto dei blogger di Vino Nuovo e di quelli di Costanza Miriano per averli stanati dalle rispettive fonti – un blog personale e il periodico Io Donna – e immessi nella WikiChiesa. Ecco dunque Mauro Berruto (http://tinyurl.com/ook3f56) motivare le sue dimissioni da commissario tecnico della nazionale maschile di pallavolo ponendo una questione di gerarchia di valori. Ed ecco Lucia Annibali (http://tinyurl.com/qgt6wh3) spiegare con chiarezza quali valori mancano nel modello di relazione di coppia proposto dall’ennesimo reality show in onda in questi giorni, Temptation Island. Ci sono parole che leggiamo indipendentemente da chi le scrive, perché interessano in sé. E ce ne sono altre che prendono una particolare forza a motivo della storia dei loro autori. È il caso di Berruto, che mostra che si può anche rinunciare al sogno della propria vita, e di Annibali, che ai disvalori dell’amore altrui ha pagato un prezzo smisurato. Non dirò al Sinodo sulla famiglia, non dirò neppure al prossimo Convegno ecclesiale nazionale; ma nella conferenza della festa parrocchiale di settembre, in un incontro formativo giovanile a livello diocesano o nel preparare il programma del centro culturale cattolico cittadino, ricordiamoci di persone come queste… E di quel famosissimo detto di Paolo VI su chi nel mondo d’oggi si ascolta più volentieri, tra i maestri e i testimoni.
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