Per chi ama i numeri, dirò che tra venerdì e lunedì si sono riversati sull'Amoris laetitia il 40% dei post pubblicati dai siti e blog dell'informazione ecclesiale, e che l'hashtag omonimo, sui social network, è tuttora ridondante di messaggi e di commenti. Metto per una volta in stand-by i robot ed estraggo dal cassetto il mio vecchio spannometro per una rapida stima: l'impatto immediato sull'opinione pubblica italiana di questo quarto documento “maggiore” (per genere letterario e per ampiezza) di papa Francesco si colloca al secondo posto, dopo la Laudato si' e prima, nell'ordine, dell'Evangelii gaudium e della Lumen fidei.Ci sono dei perché, e provo a elencarli. Secondo un'efficace immagine ripetutamente usata dal cardinal Martini, la comunità cristiana assomiglia oggi a un albero: «Ci sono i cristiani della linfa, i cosiddetti impegnati, coloro che partecipano abbastanza da vicino alle iniziative della parrocchia. Ci sono i cristiani del midollo, che frequentano la Messa con qualche regolarità, che contribuiscono magari economicamente alle necessità della Chiesa, però non collaborano direttamente alla costruzione della comunità. Ci sono poi i cristiani della corteccia, che vivono marginalmente rispetto alla comunità cristiana». E quelli del muschio, attaccati solo esteriormente... Il destinatario della Laudato si', per espressa volontà del Papa, ma anche per la materia in sé, non è solo l'albero, come per gli altri tre documenti, ma comprende anche chi decide di giovarsi, per mille motivi, della sua ombra. Per l'argomento che affronta, è poi probabile che l'Amoris laetitia non si stia limitando, come forse era accaduto per i due testi del 2013, a nutrire i cristiani della linfa e del midollo, ma sia arrivata anche a quelli della corteccia. Casomai divenuti corteccia, da linfa che erano, proprio a motivo di qualche ferita nella vita familiare.
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