Questa volta sono stato sul punto di arrendermi. Trovavo difficile aggiungere qualcosa a quanto già pubblicato in Rete sull'esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia. Non solo sul testo in sé (non sarebbe questa la sede), ma anche su come il testo è stato presentato, sugli accenti dei titoli e delle cronache, dei quali parla già, al n. 2, il Papa stesso: «I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione...». Lo ha ripreso Pierangelo Sequeri proprio in apertura del commento di ieri, qui su “Avvenire”.Per fortuna che ci sono Giovanni Tridente e Simone Sereni. L'uno con una severa e asettica tabella (http://tinyurl.com/zldoj8m), l'altro con una nuvola e un “nuvolo” che si tengono per mano (http://tinyurl.com/gut3l2o), ci dicono che le parole più ricorrenti dell'esortazione apostolica, secondo i loro robot che l'hanno setacciata, sono: Altro/i, Amore, Bene, Chiesa, Dio, Famiglia, Fede, Figlio/i, Matrimonio, Persona, Vita. I miei robot, che non hanno frugato nel testo ma nei commenti, mi dicono invece che tra i testi di consenso o neutrali prevalgono: Biblioteca/Enciclopedia, Cammino, Discernimento, Ferite, Formare (le coscienze), Integrazione, Misericordia, Novità, Pastorale, Superamento; tra quelli critici: Confusione, Doppia verità, Eutanasia dello spirito, Rumore per nulla, Sibillino.Tutto sommato mi pare che la differenza, evidente, tra la lista interna all'Amoris laetitia e quelle esterne abbia il suo perché: la prima ci dice ciò di cui l'esortazione narra, la seconda e la terza – certamente rivolgendo maggiore attenzione ad alcuni argomenti, quelli giudicati più “notiziabili” – riportano opinioni sullo stile della narrazione. È comunque l'inizio, appena l'inizio, di quella faccenda che chiamiamo “recezione”. Dove – visto che stiamo parlando di magistero, e non di telecomunicazioni – i media c'entrano, ma fino a un certo punto.
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