Saranno insieme, in coppia, sposati magari? O invece fratello e sorella? Entrambi massicci, una corpulenza fatta di gonfiore, cibi cattivi sgraffignati qua e là, pasti rari, digiuni infiniti. Non si guardano, anche perché entrambi dormono. Dormono seduti in stessa identica posizione, le gambe piegate ad angolo retto, le mani tenute composte in grembo, la donna su una sedia pieghevole con i braccioli, l’uomo su uno sgabello che però non si vede, sovrastato come è dalla sua stazza. Ai piedi scarpe di plastica traforate come quelle che gli infermieri portano negli ospedali, blu quelle di lei, bianche per lui. Dormono a capo chino, il mento reclinato in avanti, poggiato nell’incavo tra le clavicole. È un rigido inverno, per quanto l’atrio della stazione sia riparato dal vento dormono coperti da coltri di lana, in testa berrettoni, l’uomo in più ha il viso riparato da una folta barba bianca. Intorno orde di viaggiatori frettolosi e impazienti, e loro dormono del tutto indifferenti a quel chiasso. Possono farlo, perché tutti li ignorano. Perché nessuno si accorge di loro. Quasi mai indugiamo con lo sguardo sui mendicanti, su chi in stato di assoluta povertà occupa i lati delle nostre strade. E loro, i non guardati, confinati in una calotta di silenzio e solitudine, trovano come dormire i loro sonni sconsolati.
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