I «CarePod» al posto dei medici? paolo benanti
giovedì 23 novembre 2023
La scorsa settimana una startup che si occupa di intelligenza artificiale e sanità, Forward, ha raccolto finanziamenti per oltre 100 milioni. Il finanziamento serve a introdurre sul mercato e distribuire moduli (pod) basati sull’Intelligenza Artificiale per effettuare visite mediche automatizzate. Forward ha chiamato i suoi moduli “CarePod” e li vuole installare nella Bay Area di San Francisco, a New York, Chicago e Philadelphia, guardando ai luoghi con maggiore affluenza di persone come centri commerciali, palestre e uffici. I CarePod sono descritti come stazioni mediche autonome simili a chioschi che sono in grado di leggere la pressione sanguigna, effettuare tamponi alla gola e prelievi di sangue. Una voce robotica guida durante l’utilizzo dei CarePod e aiuta a eseguire le letture dei valori sanitari in maniera automatizzata. L’azienda utilizza modelli linguistici di grandi dimensioni (Llm) alla base delle proposte più innovative in medicina. Gli Llm di Forward elaborano i dati sanitari dei pazienti e generano protocolli preliminari. Di fatto quello che si vuole fare è una delocalizzazione del medico rispetto al paziente sfruttando l’IA personalizzata per raggiungere una diagnosi, mentre medici o infermieri interpretano i risultati a distanza interagendo eventualmente con il paziente tramite video o chat. L’azienda è pronta a lanciare sul mercato sanitario statunitense la sua offerta: con meno di 100 dollari al mese si potrà accedere a qualsivoglia CarePod, per meno di 150 si può optare per un’assistenza virtuale e di persona nelle 17 cliniche dell’azienda. Il finanziamento raccolto permetterà a Forward di lanciare inizialmente 25 CarePod, per arrivare a 3.200 entro un anno. Questa notizia ci deve far riflettere. Più volte abbiamo visto come l’intelligenza a artificiale stia promettendo, ma non sempre mantenendo, di rivoluzionare la medicina. Forward spinge queste promesse in applicazioni operative andando a inserire l’IA in quella cruciale relazione che è il rapporto medico-paziente. La soluzione dei CarePod taglierà i costi del personale medico ma lascerà un vuoto che i soli mezzi digitali difficilmente potranno riempire. In queste soluzioni finanziariamente promettenti, tanto da aver garantito a Forward già oltre 600 milioni di investimenti, quanto rimarrà di umanamente sufficiente? L’atto di cura inizia con una compromissione esistenziale tra due persone: una in una condizione di vulnerabilità che si comprende come paziente e una che, con una promessa di cura, si qualifica come medico. L’uso dell’IA in questo scenario si qualifica come una disgregazione dell’atto medico e sembra contribuire a una disumanizzazione della relazione. L’algoretica ci chiede di prendere posizione perché la tecnologia aiuti l’umanizzazione del rapporto medico-paziente e non lo disgreghi. © riproduzione riservata
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