A quarantott'ore o poco più dall'annuncio della caduta di Baghuz, ultima roccaforte dello Stato islamico in Siria, è andato in onda ieri sera alle 21,50 su History (canale 407 di Sky) il documentario, peraltro programmato da tempo, I soldi sporchi dell'Isis. L'annuncio di sabato scorso ha messo comunque fine a quasi cinque anni di guerra. L'Isis aveva raggiunto la sua massima espansione territoriale nell'estate del 2014, con la conquista di Mosul, nel nord dell'Iraq e la proclamazione del cosiddetto Califfato. Baghuz, nell'est della Siria in prossimità del confine iracheno, era l'ultimo territorio di rilievo in mano allo Stato islamico. Nonostante questo, stando al lavoro di History, la mondializzazione del terrore avviata da Al-Qaeda potrebbe sopravvivere per almeno altri quindici anni grazie ai capitali investiti, ai titoli e alle azioni messi insieme che ammonterebbero a una cifra tra i 250 e i 500 milioni di dollari. Un fiume di denaro sporco che ha finanziato prima Al Qaeda e poi l'Isis con i rapimenti, il mercato nero del petrolio, il traffico di droga e il contrabbando di beni archeologici, passando per il sostegno economico di privati cittadini e autorità pubbliche. Il documentario inizia con la caduta di Saddam Hussein in Iraq nel 2003 e l'ascesa di Abu Mussad Al Zarqawi a capo del ramo iracheno di Al-Qaeda con il sostegno del presidente siriano Bashar al-Assad. Nel 2014, la nascita del Califfato vede ancora Bashar al-Assad fiancheggiare i terroristi. Ma le connivenze delle quali l'Isis approfitta non sono solo politiche. È stato accertato, ad esempio, che la Lafarge, colosso mondiale del cemento, è rimasta in Siria fino al 2014 finanziando l'Isis tramite intermediari pur di continuare a gestire uno dei più grandi e proficui cementifici del Medio Oriente, acquistato nel 2007. Ma le modalità con le quali il denaro sporco arriva a finanziare i terroristi sono anche molto sottili e sfuggenti. Basti pensare alle carte prepagate, che consentono di mantenere l'anonimato e che sono infatti state usate per l'attacco del novembre 2015 a Parigi. Insomma, l'eliminazione dello Stato islamico non segnerebbe la fine dell'Isis, cellula terroristica senza territorio, ma con forti legami finanziari.
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