In occasione della Giornata per la memoria delle vittime di mafia, History Channel (canale 411 di Sky) ha proposto ieri in prima serata un documentario interessante, Mafia e Chiesa: un passato insidioso, ma sul quale sono doverosi dei rilievi circa alcune semplificazioni. Innanzitutto diciamo che si tratta di un lavoro scritto e diretto dalla regista francese Anne Veron, che racconta il rapporto anche controverso tra Chiesa cattolica e organizzazioni mafiose ricostruendo fatti di cronaca e raccogliendo le testimonianze di magistrati, giornalisti, sociologi e religiosi. Due le tesi di fondo: per decenni la mafia è andata a braccetto con la Chiesa e la Chiesa ha fatto finta di non capire; quasi tutti i mafiosi sono cattolici e non considerano i loro crimini in contrasto con la fede. Su questa seconda affermazione c’è poco da dire se la intendiamo in modo formale e non sostanziale. Le case e i covi dei mafiosi sono piene di santi e santini e persino i loro riti d’iniziazione si rifanno ai sacramenti. Niente, però, a che vedere con la fede autentica. È altresì vero che alcuni uomini di Chiesa sono andati realmente a braccetto con la mafia, ma non si può semplificare. È il caso ad esempio del cardinale Ernesto Ruffini (che tra l’altro in una testimonianza viene ribattezzato con il nome del nipote, Attilio), considerato uno che avrebbe addirittura negato l’esistenza della mafia in quanto utile argine al comunismo. In realtà, leggendo le lettere, che pure vengono citate nel documentario, si capisce che l’allora arcivescovo di Palermo (1945-1967) non negava la mafia, bensì il fatto che tutti i siciliani fossero mafiosi. Si riconosce poi quello che la Chiesa ha fatto contro la mafia soprattutto dagli anni Novanta, ma non ci sarebbe ancora, a giudizio della Veron, una posizione forte e univoca sul territorio.
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