In questi giorni di settembre i diari su Facebook dei miei amici presbiteri e religiosi pullulano dei rispettivi anniversari di professione religiosa e di ordinazione. Dal canto suo il sito di “Avvenire” ha appena riportato, a firma di Gerolamo Fazzini, la storia di tre fratelli filippini ordinati preti e di due sorelle spagnole che hanno scelto insieme la vita religiosa ( bit.ly/3lK6enz ), nonché di due sorelle padovane entrate nell'Ordo Virginum della diocesi ( bit.ly/2XyFaiS ). Anche la storia di vocazione uscita il 17 settembre sul sito spagnolo “Religion en libertad” ( bit.ly/39rxph8 ), ripresa poi da “Aleteia” spagnolo e italiano ( bit.ly/3CxbrWv ) è contemporanea. La protagonista ha 17 anni, si chiama Fátima Cecilia Sánchez Izquierdo, è di Pamplona ed è appena entrata nel monastero del Buon Pastore di Zarautz. L'intervista che Marta Léon ha fatto a lei e alla sua famiglia è lunga ma si legge d'un fiato. La futura carmelitana racconta come la famiglia, vicina a vari movimenti ecclesiali, le ha trasmesso la fede, nonché i suoi alti e bassi di adolescente; le figure e le letture che l'hanno ispirata, i sacerdoti che l'hanno accompagnata, i primi contatti con il carmelo. È un percorso ricco di religiosità, e insieme semplice. In questa ordinarietà rientra un passaggio digitale: il discernimento sulla chiamata del Signore «a una dedizione totale» è passato anche per la ricerca «tipi di suore» lanciata su Google, a seguito della quale Fátima indirizza la sua attenzione verso le carmelitane scalze: «Mi ha colpito, e ho cercato per vedere chi fossero, perché non sapevo niente di loro, non avevo mai avuto contatti con nessuna». «Sul serio? Google?», le chiede la giornalista. E lei: «È quello che facciamo tutti quando vogliamo sapere qualcosa, no?». Giusto: non c'è da stupirsi se la ricerca spirituale di una nativa digitale si serve di Google. C'è piuttosto da sottolinearlo, per ricordare che neppure la pastorale vocazionale oggi può prescindere dalla Rete.
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