L'acqua che dalle campagne va in città. E la città che beneficia della regolazione delle risorse idriche che solo i consorzi irrigui riescono a fornire. E il territorio – con i suoi insediamenti produttivi e abitativi –, che riesce a trovare un equilibrio tra usi diversi di una risorsa che, sempre di più, si comprende essere scarsa e preziosa. Anche da questo passa il significato del sistema agroalimentare e della gestione del territorio agricolo e rurale che ne deriva. Con tutti i suoi risvolti economici oltre che sociali e ambientali.
Questione complessa, quella del governo delle acque tra usi diversi, che tocca la necessità di mantenere il giusto apporto di risorse idriche alle coltivazioni, con quella di assicurare condizioni di sicurezza adeguate per la popolazione oltre che i rifornimenti necessari alla produzione industriale. Senza dire, degli aspetti ambientali.
Di tutto questo si è parlato ieri a San Donà di Piave nel corso di un incontro organizzato dal Consorzio di bonifica veneto orientale dedicato alle "acque che rigenerano la città: la sicurezza idraulica e la qualità della vita". Tema importante, non solo perché affrontato nell'ambito di TerrEvolute (la settimana dedicata alla gestione delle acque a cento anni dalla impostazione della legge sulla bonifica integrale), ma anche perché proprio in questo periodo il clima ha dato ancora una volta prova di quanto sia necessario un corretto uso delle risorse idriche.
Un traguardo, quello dell'equilibrio idrico, che può essere raggiunto solo con un forte coordinamento tecnico e istituzionale. E che passa dal riuscire a conciliare usi produttivi diversi con la convivenza sociale. Sicurezza idraulica, "allagamenti urbani", gestione delle acque piovane, mobilità sostenibile, navigazione, sono così altrettanti temi e ambiti d'azione nuovi (solo in parte) che la dicono lunga sulle possibilità che nascono tra consorzi di gestione irrigua, istituzioni e privati.
Tutto con alcune "parole d'ordine" a sintetizzare metodo e obiettivi: collaborazione, per realizzare un bene comune superiore agli interessi dei singoli, e rigenerazione, ad indicare un rinnovamento complessivo delle condizioni di vita e di lavoro. E che ne valga la pena, lo si capisce anche da pochi numeri. Ogni anno in Italia i danni per la mancata oppure scarsa gestione idrogeologica del territorio arrivano a circa quattro miliardi di euro. Troppo per un Paese che fonda proprio sul territorio e sulle sue produzioni buona parte della sua ricchezza.
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