venerdì 9 aprile 2021
«La foresta del Casentino in Toscana si presenta al visitatore con un volto piuttosto austero, specialmente nei mesi d'inverno. Un Monastero ha scelto questo ambiente per piantare il campanile della sua chiesa e le celle dei suoi monaci. Perso nelle sue foreste attira non solo gente matura ma anche sciami di giovani allegri e simpaticamente turbolenti. Li attira certo d'estate, quando il sole ride e stende sulle fredde foreste lunghi raggi caldi e benevoli o, ancora, di primavera quando spunta sui rami degli alberi la speranza della bella stagione». L'incanto con cui Jean Luis Ska descrive l'ambiente del Monastero e l'Eremo di Camaldoli suggestiona la mente e la memoria di quell'orto meraviglioso che sarebbe il mondo, florido di piante da fiore o sempreverdi, e di alberi piccoli e grandi sulle chiome dei quali si formano foreste oppure pendono frutti squisiti. Un giardino sarebbe l'habitat di umani e animali, se avessimo la sapienza di “coltivarlo e custodirlo”, un canto di splendore di palme, di rose, di platani e d'ulivi; tripudio di colori e di aromi di gigli, dolcezza di fichi e di vite, germogli d'estate.
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