Generosità Giroud. Per fare un albero ci vuole Bellerin
sabato 24 settembre 2022
Per riappropriarci delle emozioni perdute, dovremmo tentare di sgretolare quel muro che si è creato, da tanto, tra il calciatore e il tifoso. Fino agli anni '70-'80 anche il campione più idolatrato non si negava all'abbraccio della folla, all'autografo del piccolo fan, e in era pre-selfie era molto gradita la Kodak ricordo. Oggi il calciatore vive in un universo parallelo, a riparo da tutto e tutti. Vero che se vuoi un contatto virtuale con il tuo idolo, non c'è che da scegliere il social dove alloggia quotidianamente. Ed è altrettanto vero che ci sono le conferenze stampa, dove si può ancora ascoltare il campione “sorteggiato” e deputato a parlare o ancora più facile il mister che disquisisce con la retorica del modulo e dell'avversario che se anche è ultimo in classifica staccato di 50 punti è «comunque una squadra difficile da affrontare e dobbiamo avere il massimo rispetto». Il calciatore millennial quando è interpellato sull'argomento si difende con il tradizionale «sono pienamente d'accordo a metà con il mister». Del resto come diceva il “filosofo” francese della Juventus, Michel Platini, «anche Kant chiamato a parlare tutti i giorni rischierebbe di fare una brutta figura». La figuraccia la fanno quei campioni milionari che si sottraggono al saluto dei tifosi che pagano il biglietto e che con gli abbonamenti allo stadio e soprattutto alle pay-tv tengono in vita questo circo pallonaro. Perciò, fa piacere vedere un altro pensatore con i piedi francese come il bomber del Milan Olivier Giroud che scende dal bus della squadra rossonera e generoso «si gira» verso i tifosi in attesa: non si risparmia all'abbraccio, al selfie e alle pacche sulle spalle di una torcida innamorata. Piccoli e semplici gesti che creano un'empatia, che consentono al campione di fare cose ancora più importanti che segnare un gol in girata o di vincere una partita. La conferma arriva dalle storie di calciatori esemplari come Giroud raccolte in un libro che dovrebbe entrare in tutte le scuole calcio: Give Back. Storie di calcio socialmente responsabile (Urbone Publishing. Pagine 191. Euro 18,00. Prefazione di Gianfelice Facchetti). L'hanno scritto a sei mani Mario Rucano, Stefano D'Errico e Valentino Cristofalo, mettendoci dentro storie di campioni “socialmente utili”, come quella del difensore spagnolo Héctor Bellerin che in pieno lockdown entra in contatto con la ong One Tree Planted, attiva in cinque continenti contro la deforestazione, e chiede ed ottiene dal suo ex club, l'Arsenal, di piantare 3mila alberi per ogni vittoria dei “Gunners”. Sei vittorie fruttarono 20mila alberi, ma siccome il messaggio arrivò così forte anche ai tifosi dell'Arsenal, gli alberi piantati si triplicarono. Anche nel calcio, chi semina bene alla fine, ben oltre il 90', raccoglierà sempre tanto.
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