Èdavvero significativo lo spazio occupato dal digitale nell’attività pubblica di papa Francesco. La prova del nove l’abbiamo avuta nelle ore – dal pomeriggio di mercoledì 29 marzo alla tarda mattinata di sabato 1 aprile – in cui egli è stato ricoverato al Policlinico Gemelli. Per prima cosa segnalo che sono stati diffusi due video registrati in precedenza. Il primo, abituale a ogni nuovo mese e chiamato “Il video del Papa”, è il filmato con il quale egli annuncia e commenta l’intenzione affidata alla “sua” Rete mondiale di preghiera. Intitolato a «una maggiore diffusione di una cultura della nonviolenza, che passa per un sempre minore ricorso alle armi, sia da parte degli Stati che dei cittadini» (bit.ly/42Y809p), è uscito proprio la mattina del 30 marzo, quando l’attenzione degli informatori religiosi presso il Vaticano era tutta concentrata sull’esito dei primi accertamenti clinici ovvero sulla causa del ricovero (detto per inciso: le immagini sono particolarmente belle, con i volti di Giovanni XXIII, madre Teresa di Calcutta, Gandhi e Martin Luther King che si disegnano su scenari di violenza e di dolore). Il secondo è un’intervista di un’ora che egli ha rilasciato a Gustavo Sylvestre di Canal 5 de Noticias (C5N), rete televisiva argentina che l’ha messa in onda il 30 marzo e postata sul canale YouTube il giorno dopo (bit.ly/3nH5nIP). Poi ci sono stati i riflessi digitali della sua permanenza al Gemelli, citati da “tutti” i media. Sull’account @Pontifex sono comparsi tre tweet, il primo dei quali, nel primo pomeriggio del 30 marzo, ha visto Francesco ringraziare per i «tanti messaggi ricevuti in queste ore» e «per la vicinanza e la preghiera» (bit.ly/42SdhQ1). Qualche ora dopo le dimissioni dall’ospedale, con un altro tweet (bit.ly/3K0Cfnu) ha di nuovo ringraziato, aggiungendo parole di prossimità per i malati, i loro familiari e quanti lavorano in ospedale. Da ultimo, il 31 marzo, mentre decine di telecamere erano puntate invano sulla facciata dell’ospedale Gemelli, quelle dei media vaticani (bit.ly/3Zy1ymH) lo riprendevano all’interno, per una breve e affettuosa visita ai bambini del reparto di oncologia pediatrica che ha avuto, insieme, il valore di una testimonianza cristiana e quello di un rassicurante bollettino medico.
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