Dunque Karl Marx sta tornando? Sembra questa la notizia offerta graficamente dalla copertina con cui si presenta il numero di ottobre dell'«Indice»: una bella caricatura di Tullio Pericoli, con il filosofo di Treviri come un vecchio leone canuto, barba e criniera assolutamente bianche, ma baffoni neri, a significare che il marxismo non è ancora del tutto invecchiato.L'articolo che informa sulla situazione del «ritorno a Marx» è di Cesare Pianciola, articolo competente e giustamente cauto. Dunque: in una situazione di crisi mondiale del capitalismo, il pensiero va a Marx, secondo il quale la storia del capitalismo è appunto la storia delle sue crisi. Ma Pianciola precisa subito: «Nessuno si aspetta dalla crisi generale la rivoluzione proletaria, come sperava Marx». Molti tuttavia continuano a pensare che ci sia bisogno di un diverso modo di lavorare e organizzare la produzione e riproduzione capitalistica.Per Pianciola, tra i molti libri citati, uno dei più interessanti è quello di Massimiliano Tomba, ispirato a Ernst Bloch eWalter Benjamin, Strati di tempo (Jaca Book). Ciò che viene valorizzato in Marx in questo caso sono tutti gli aspetti che «contrastano con una teoria storicistica della successione unilineare dei modi di produzione e con una filosofia della storia come progresso dialettico». Siamo evidentemente fuori dal marxismo ortodosso e scientifico, a favore di un Marx che abbandona l'eurocentrismo e l'idea di una «missione civilizzatrice del capitale«.Qui, mi pare, più che un ritorno a Marx, c'è un ritorno a Bloch e Benjamin, spogliati anche loro dell'utopismo e del messianismo rivoluzionario. Secondo Pianciola, perciò, non si tratta di «ricostruire il pensiero di Marx in modo più corretto e libero, ma di metterlo a confronto con quanto di meglio offre il pensiero sociologico contemporaneo». Proprio così. Un secolo e mezzo non è passato invano e il marxismo, che fu una specie di religione, è ora, come deve essere, una sociologia fra le altre.
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