L'ultimo bilancio della Santa Sede, il consolidato 2021, ha messo in rilievo crescenti criticità all'interno del Fondo pensioni vaticano. Il consuntivo della gestione previdenziale si è chiuso con un deficit proiettato fino a un miliardo. La situazione riflette l'applicazione di una normativa che liquida prestazioni collegate a requisiti e a situazioni finanziarie di altri tempi. Si affaccia quindi l'opportunità di una riforma – così espressa dal Prefetto per l'Economia, padre Guerrero Alves: «La buona notizia è che siamo ancora in tempo per introdurre misure correttive, non traumatiche, ma dobbiamo farlo presto» – con aggiustamenti per il medio e il lungo periodo a garanzia della stabilità dei conti e delle quiescenze dei 5mila dipendenti vaticani, laici e religiosi. Anche in Vaticano i redditi dei dipendenti costituiscono la base pensionabile. Oggi in sofferenza, erosi dall'inflazione e colpiti da misure straordinarie come il blocco degli adeguamenti al costo della vita e da un particolare stop agli scatti biennali di anzianità fino a marzo 2023. Inoltre le assunzioni (a chiamata) avvengono ben oltre i 30 anni di età. Difficilmente quindi, se non impossibile, maturare 42 anni di servizio entro l'età pensionabile di 65/67 anni, pur liquidando la rendita massima su 40 anni di versamenti. Tuttavia l'ingresso al lavoro in Vaticano fa presumere lo svolgimento di attività svolte in precedenza, in genere in Italia e assicurate presso l'Inps. A parziale recupero sui pensionamenti vaticani, hanno validità le precedenti contribuzioni italiane. Queste possono essere utilizzate per un cumulo dei versamenti (totalizzazione internazionale) previsto dalla Convenzione per la sicurezza sociale tra la Santa Sede e la Repubblica italiana. L'accordo assicura un unico trattamento pensionistico, a carico pro quota del Fondo Vaticano e dell'Inps. I sacerdoti assicurati al Fondo Clero dell'Inps (italiani con residenza anagrafica in Italia e stranieri con servizio pastorale in una diocesi italiana) non possono usufruire del cumulo internazionale perché il Fondo italiano non trova corrispondenza nella legislazione vaticana. Questa consente però di liquidare le pensioni anche ai sacerdoti, non quali ministri di culto ma come semplici "dipendenti" assicurati presso il Fondo Pensioni.
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