Se altre categorie sociali fossero iscritte al Fondo di previdenza per il clero, avrebbero da tempo colmato a suon di scioperi e di manifestazioni le numerose lacune di questa assicurazione. La previdenza dei ministri di culto soffre in silenzio una disparità di trattamento impensabile per il Welfare degli anni 2000 ed è oggi la più distante dai diritti pensionistici riconosciuti agli altri cittadini, ad iniziare da una più elevata età di pensionamento, stabilita in 68 anni.
Il 22 aprile scorso il Ministro del lavoro Sacconi, rispondendo a un'interrogazione parlamentare, ha annunciato che entro il 2010 ogni cittadino riceverà una certificazione annuale sullo stato del proprio accantonamento previdenziale e sulle potenziali prestazioni pensionistiche via via maturate.
L'iniziativa ricalca quella da tempo in atto presso alcuni Paesi europei. Ogni anno i residenti in questi Paesi, sia che ancora lavorino sia che abbiano già la pensione, ricevono la "busta arancione" che contiene la propria posizione previdenziale, peraltro costantemente aggiornata.
L'annuncio di Sacconi porta a ritenere che, come tutti gli altri italiani, anche i sacerdoti debbano ricevere la busta arancione. Si presenta quindi un'eccezionale opportunità per migliorare la gestione del Fondo Clero ed in particolare la situazione contributiva degli iscritti. Per la prima volta potranno ricevere il conto previdenziale dell'Inpdap anche i sacerdoti docenti di religione e gli incaricati di una cappellanìa.
L'Inps, invece, non è nuovo alla certificazioni dei contributi che già la legge ha imposto di inviare ai suoi contribuenti. Periodicamente, circa ogni dieci anni, l'Inps ha inviato un estratto conto, a titolo informativo, agli iscritti di tutte le sue gestioni. Ma nell'arco di oltre trent'anni nessun certificato o estratto conto, né arancione né di altro colore, è stato mai consegnato ai sacerdoti del Fondo Clero.
Il danno subito dalla categoria è enorme perché, mancando l'estratto, è stato impedito " e tuttora è impedito " ai sacerdoti interessati di poter intervenire in tempo per correggere omissioni od errori nelle normali registrazioni dei contributi. Nel frattempo la prescrizione quinquennale corre veloce e gli eventuali errori dell'Inps sui versamenti anteriori ai cinque anni si cristallizzano senza possibilità di poterli modificare. La palese omissione di atti di ufficio del grande ente di previdenza è stata più volte denunciata dalla categoria senza alcun esito. Non poche pensioni di vecchiaia sarebbero oggi di importo superiore se la situazione dei contributi fosse stata completa e regolare.
Considerando che i contributi del clero sono stati gestiti da sempre con documenti cartacei e solo da pochi anni con l'automazione, l'Inps ha affidato ai suoi uffici di Terni la sistemazione degli archivi del Fondo. Un'esperienza che, malgrado l'impegno di quegli uffici, non ha ancora permesso di procedere all'invio generalizzato di un estratto conto.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: