I nostri figli incontrano oggi una grande fatica nel fare delle scelte; è una difficoltà che riguarda le scelte importanti (studio, professione, matrimonio), ma non solo quelle: anche scegliere a quale sport dedicarsi o con chi uscire la sera può apparire loro molto difficile. La sensibilità di oggi non li aiuta; scegliere significa certo rinunciare a una cosa per un'altra, ma ciò che viene sottolineato è sempre la prima parte dell'enunciato, nella sua dimensione limitativa. Poco si parla invece del valore di ciò che si sceglie, e del fatto che rinunciare a scegliere significa girare a vuoto, diventare in-concludenti, rimanere in una dimensione non-generativa. Tenere aperte tutte le possibilità per un tempo troppo lungo finisce infatti per svuotarle di senso, e lascia in un'attesa che è solo apparentemente un tempo di libertà.
Ma come preparare i ragazzi a scegliere? La prima considerazione è questa: si sceglie solo se ci sono alternative che si conoscono, che sono realmente accessibili e che appaiono soggettivamente valide; tutti infatti scegliamo ciò che pensiamo sia bene per noi, secondo i criteri di "Bene" che ci diamo. Chiediamoci dunque: quali sono i Beni che i nostri figli conoscono attraverso di noi? Dove vedono orientata la nostra passione?
La seconda considerazione è che non si può scegliere per timore o per ricatto affettivo: ciò che in un passato ancora recente era espresso come "scegliere il proprio dovere" spesso non si basava su una piena libertà, ma rispondeva al bisogno di approvazione o al desiderio di dare una buona immagine di sé.
In terzo luogo, per poter scegliere con libertà è necessario costruire uno spazio interiore e darsi un tempo per riflettere; essere liberi di scegliere secondo l'istinto è una contraddizione di termini, perché l'istinto per definizione non è libero: va dunque accolto e ascoltato, ma anche integrato con la ragione.
La capacità di scegliere è frutto di un apprendimento che va stimolato in modo diverso nelle diverse età. Nell'età infantile, la mente del bambino ha come contenitore la mente dell'adulto a cui si affida; le scelte cui allenarlo sono dunque piccole scelte, nell'ambito di ciò che è alla sua portata secondo l'età. È importante evitare di incastrarsi in situazioni senza via di uscita, chiedendogli di scegliere cose che non competono a lui: a questa età la maggior parte delle scelte sono a carico dei genitori e non possono essere delegate ai bambini.
Crescendo l'ambito delle scelte si allarga, e l'adolescenza rimane il tempo più prezioso per allenarsi a sviluppare un pensiero autonomo. L'occasione di scegliere aumenta, ma dovrebbe trattarsi sempre di scelte reversibili e non pericolose, e ciò è possibile solo se l'adulto garantisce un perimetro, largo ma sicuro, alla sperimentazione adolescente. Sono necessari limiti chiari e non contrattabili, dei quali l'adulto si prende la responsabilità, ricordando che la libertà conquistata è sempre molto più preziosa dalla libertà offerta e regalata.
Oggi agli adolescenti chiediamo solo di studiare, di non darci preoccupazioni e di non entrare in conflitto con noi: troppo spesso banalizziamo le loro scelte, togliendo loro il tema delle conseguenze e della responsabilità. Ma impedire di sperimentare per paura delle conseguenze o al contrario non fissare limiti chiari e non sempre contrattabili sono entrambe modalità che non sostengono la loro capacità di scegliere.
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