Ricordo che Raffaella Carrà in tv faceva indovinare quanti fagioli ci fossero in un vaso. Era la metà degli anni Ottanta, e quella era un’Italia più ingenua e semplice, ma terribilmente più bella. Oggi invece in televisione ci vanno per contare i propri amori e tradimenti. Troppe trasmissioni stanno lì a raccontare di un mondo dove due si sbattono in faccia segreti intimi, vizi e cattiverie solo per farli conoscere a milioni di persone incollate al video, come se fosse la cosa più normale. Ecco, non so a voi, ma a me un mondo del genere fa una tristezza bestiale. E mi indigna che qualcuno voglia farci credere che esista. Non so se quelli sono veri o li pagano per sembrarlo. Ma se tutto diventa show, e anche le pieghe più private passano dall’altra parte, e nemmeno confezionate come storie ma come vita vera, si scollano i cervelli, si fabbrica il vuoto pneumatico, si sgonfiano gli istanti, si disintegra il senso. Milioni di persone a bersi quel modo di amarsi, di lasciarsi e di riprendersi, sono troppe, sono inaccettabili. E questo non è normale affatto. Mi permetto di pensare che quelli sono marziani, non c’entrano niente con noi. E che questa non è televisione, ma orrenda fantascienza. La vita vera, almeno provvisoriamente, è ancora un’altra cosa. I fagioli della Carrà comunque alla fine erano 10.944. E saperlo è più confortante di qualunque finto amore sbandierato.
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