Anche i pensionati all'estero hanno diritto alla «maggiorazione aggiuntiva» sulla pensione, il bonus da anni riconosciuto a quanti riscuotono la pensione in Italia per integrarne l'importo a 516 euro (il vecchio milione di lire). Un provvedimento assolutamente nella norma, se non fosse che per ben cinque anni l'Istituto ha resistito al pagamento del beneficio anche sulle pensioni estere. La negazione di un diritto purtroppo passata inosservata o perfino tollerata. Spetta alla nuova dirigenza dell'Istituto il merito di aver cambiato rotta, andando incontro, sia pure parzialmente, al disagio economico dei pensionati all'estero con importi minimi.
I numerosi interessati ricevono già da questo mese il cd "superbonus" con gli arretrati spettanti per quattro anni. Il suo importo varia da soggetto a soggetto, dovendo tener conto, come prescrive la legge 488/2002, dell'età del pensionato (da 65 a 70 anni e più) e del numero di contributi con i quali è stata liquidata la pensione autonoma oppure la quota italiana del trattamento in convenzione internazionale. A queste condizioni va aggiunta la verifica delle condizioni reddituali.
La maggiorazione parte da una soglia di 123 euro mensili. Questo importo fu calcolato dai Ministeri dell'epoca, tenendo conto che le pensioni pagate all'estero hanno un potere d'acquisto diverso nei vari Paesi, a causa dell'andamento dei cambi e del costo della vita. E per non creare differenze o privilegi, i 123 euro furono assunti come misura media corrispondente al potere d'acquisto raggiungibile con le pensioni in Italia. Ora viene aggiunta una somma integrativa tale da compensare la rivalutazione a 597,41 euro (valore in corso nell'anno 2010).
Argentina. La riscossione del superbonus, ma anche la normale rata dell'assegno, presentano diverse difficoltà per i pensionati residenti in Argentina. Notevoli disagi sono causati dalla organizzazione dei pagamenti che l'Inps ha assegnato, dopo regolare bando di gara, all'Istituto delle Banche popolari italiane. Questo a sua volta ha delegato i pagamenti al corrispondente estero (Banco Itaù) e di recente attraverso la Western Union, società che opera trasferimenti di denaro all'estero, per le somme collegate al certificato di esistenza in vita del titolare dell'assegno. Come segnalato da più parti, la Western Union non è in grado di gestire le complesse procedure di pagamento delle pensioni. La società non copre adeguatamente il territorio, costringendo i pensionati a faticosi spostamenti. Sebbene gli importi delle pensioni siano registrati in euro, i pagamenti della Western Union avvengono in pesos, applicando tassi di cambio arbitrari e talvolta con l'aggiunta di commissioni. Inoltre la società non riconosce le deleghe di pagamento, pur avallate dal consolato, rilasciate da persone in età avanzata o impossibilitate a muoversi. Da novembre il servizio dei pagamenti all'estero sarà curato da Citibank, che si è aggiudicato il nuovo appalto dell'Inps.
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