«Sono stato a Berlino, a Dresda, a Baden-Baden, a Colonia, a Parigi, a Londra, a Lucerna, a Ginevra, a Genova, a Firenze, a Milano, a Venezia, a Vienna, e in certi posti sono stato perfino due volte, e tutto questo solo in soli due mesi e mezzo! Come puoi osservare diligentemente anche soltanto qualcosa, quando si percorrono tante strade in due mesi e mezzo?». In un suo volumetto di riflessioni di viaggio Fedor Dostoevskij raccoglie note su una visita al continente Europa sognata da ragazzo, e resa possibile solo compiuti i quarant'anni. Il grande scrittore russo è entusiasta dell'esperienza, per nulla della richiesta di commentarla. Se necessario accettiamo la possibilità di un viaggio dai tempi stretti e costretti, a patto di sapere che non nascerà conoscenza. Vent'anni fa sorridevamo, simpaticamente, dei sempre educatissimi turisti giapponesi che maniacalmente visitavano Firenze e Roma e Venezia fotografando tutto in tempi rigorosamente prestabili. Oggi, grazie alla globalizzazione, le peggiori abitudini occidentali, giapponesi, russe, americane, sono divenute universali. Come si può entrare nel tempio lamaico di Chengde per tre ore, tra una tappa e l'altra? Alla Sistina, tra una gricia e un Caravaggio a San Luigi dei Francesi? Intendo: entrare “nel Tempio”. Non accedervi, grazie a tempestiva prenotazione.
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