Aveva 8 anni quando decise che voleva fare impresa, ma con l’idea di aiutare le persone a uscire dalla povertà. Oggi di anni ne ha 30 ed Eileen Akbaraly può dire di avere raggiunto l’obiettivo. Figlia di una italiana e di un imprenditore indiano del tessile, cresciuta in Madagascar in una famiglia privilegiata, accanto a una madre che si prodigava nell’aiuto a orfani e malati, questa giovane donna parla ad Avvenire dalla capitale Antananarivo, nel suo atelier di abbigliamento e accessori realizzati con la lavorazione artigianale di un elemento tradizionale malgascio come la rafia. Abiti, cappelli, copricostumi di una bellezza sfolgorante, coloratissimi e preziosi, che hanno colpito marchi del lusso come Chloé e Fendi.
Eileen Akbaraly nel suo atelier ad Antananarivo - Made for a woman
Eileen non si ferma mai: «Il mio Paese è il Madagascar, ma vivo tra Antananarivo, Milano, Parigi e New York», racconta. «Il mio lavoro è la mia vita», aggiunge, e non sembri una frase eccessiva. Perché Eileen, lunghi capelli ondulati scuri e occhi profondi, ha costruito una realtà che ha impattato non solo sulla sua esistenza ma soprattutto su quelle di almeno mille persone. A 17 anni Eileen si è trasferita a Roma per frequentare l’università, completando la sua formazione in Alta moda a Mumbai e poi a Milano con un Master in Business di Moda e Responsabilità sociale. Nel 2019 ha fondato Made for a Woman, la prima start up di moda del Madagascar guidata e incentrata sulle donne.
Oggi l’azienda conta 350 dipendenti, «quasi tutte donne provenienti dalla comunità locale e segnate da handicap, fragilità o emarginazione – racconta Eileen –. Sono ex prostitute, ragazze madri, donne abusate, disabili. Da noi si formano per diventare artigiane abilissime, perché i nostri prodotti devono essere qualitativamente perfetti anche nel loro essere fatti artigianalmente uno per uno. Le donne possono portare qui i loro figli, perché abbiamo un asilo per 50 bambini. Il nostro team sociale segue le famiglie dei dipendenti». Complessivamente Made for a Woman ha impattato sulla vita di oltre mille persone. L’amore per il Madagascar e per il suo popolo è ciò che guida Eileen.
«La mia isola è il quinto Paese più povero al mondo, e il primo dove non c’è una guerra. Ho vissuto questa povertà, quando andavo a scuola sapevo che c’erano bambini come me che morivano di fame. Mia madre mi ha insegnato che è giusto condividere quello che si ha con gli altri. Perché la moda? Perché ha un impatto sulla vita di ciascuno, perché ci rappresenta». Questa giovane e motivata imprenditrice sociale ha fatto tappa a fine ottobre a Catania, alla quinta edizione del Social Entrerprise Open Camp (Seoc), per parlare della sua attività, e di come si possa «ottimizzare la produzione mettendo davanti a tutto l’aspetto umano». Per lei «la dignità è diritto di tutti, e quando sei povero ne sei privato, non esisti».
Si sente la passione nella voce di Eileen: «Vedo un impatto diretto nella vita delle persone ed è bellissimo. Possiamo dimostrare al mondo che dando l’aiuto necessario alle persone che lavorano con te, è possibile trasformare le loro vite e insieme creare prodotti di altissimo livello, che possono stare sul mercato. Il mio è un progetto pilota nel mondo della moda: stiamo rendendo possibile l’impossibile». Un esempio emblematico è quello di Carly, una signora che era stata segnalata a Eileen da un’associazione:
viveva per strada con un figlio, chiedeva l’elemosina e si prostituiva. Inserita nella struttura di Made for a Woman, formata adeguatamente e sostenuta psicologicamente, ora Carly è diventata manager del controllo qualità. «Ha imparato il francese, lo parla meglio di me! E suo figlio viene a scuola da noi».
C’è spazio per una vita privata, nelle giornate convulse di questa giovane Ceo? «Per gli affetti il tempo c’è sempre. Ma la mia vita è il mio lavoro», ripete», regalandoci un ultimo, luminosissimo sorriso.© riproduzione riservata