E l'ortofrutta sorpassa il vino
sabato 8 ottobre 2011
All'estero si beve meno vino italiano ma si mangia più ortofrutta tricolore. Non si arrabbino i vitivinicoltori, le loro etichette continuano a mietere successi oltre confine, ma sembra che le vendite di ortaggi e frutta prodotti dai nostri agricoltori abbiano, nei primi sei mesi del 2011, conquistato il primo posto nella classifica dell'export agroalimentare del Paese. Un dato che deve essere ovviamente ben analizzato, ma che porta con sé un indubbio valore.
Il sorpasso dell'ortofrutta sul vino emerge da una analisi della Coldiretti svolta in occasione dell'edizione 2011 di Macfrut a Cesena. Il valore delle esportazioni di frutta e verdura è risultato pari a 2,028 miliardi di euro, superiore di qualche migliaio di euro a quello del vino che, seppur in crescita, si ferma a 2,025 miliardi. Certo, non si tratta di un sorpasso bruciante, ma pur sempre sorpasso è, tenendo conto che, fa notare Coldiretti, «è stato ottenuto nonostante il fatto che il principale mercato di sbocco, con quasi un terzo del fatturato, sia la Germania dove nel giugno 2011 si è verificata la psicosi ingiustificata nei consumi determinata dal batterio killer Escherichia coli».
Così, ha preso la strada dell'estero il 75% della produzione nazionale di kiwi, il 50% di quella di mele e il 40% dell'uva. Peccato che, intanto, i mercati interni soffrano di una ormai quasi cronica crisi di identità. In Italia, infatti, gli acquisti sono cresciuti del 6,4% in valore, ma sono diminuiti del 2,7% in quantità (oggi si consumano circa 350 chili a famiglia contro i 450 di dieci anni fa).
Ad incrinare un quadro quasi tutto positivo, c'è poi un'altra circostanza. Per i produttori, il 2011 si sta confermando uno degli anni peggiori in fatto di remunerazioni all'origine. Basta ricordarsi che per le pesche –- uno dei prodotti d'eccellenza della frutticoltura italiana – nell'estate si è verificato un crack da 300 milioni di euro per effetto del crollo dei prezzi che sono scesi sotto i 30 centesimi al chilo, un valore inferiore a quello di dieci anni fa, mentre le importazioni in Italia di pesche dalla Spagna sono praticamente raddoppiate (+78%) a giugno.
Le ragioni di questa schizofrenia del settore? Molte, alcune congiunturali altre storiche. Sempre prendendo ad esempio le pesche, occorre ricordare che il mercato europeo viene spartito fra Italia, Spagna, Grecia e Francia. Ma, se Italia e Spagna hanno pressoché gli stessi costi di produzione all'impresa agricola, il costo della lavorazione dopo la raccolta è per l'Italia è quasi il doppio dei concorrenti spagnoli. Dietro tutto questo, ci sono una scarsa programmazione degli investimenti, una eccessiva rigidità degli stessi, poca pianificazione e qualificazione dell'offerta. Tutto senza contare la "cattiva" utilizzazione dei fondi pubblici messi a disposizione negli anni. Proprio a Macfrut è emerso un dato che fa capire tutto: appena il 5% delle risorse Ue per il settore viene effettivamente destinato direttamente alle imprese agricole.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: