Cibi di casa, senza tante pretese esotiche, soprattutto genuini, ma ancora di più a basso costo, per quanto possibile. Sembrerebbe questa l'istantanea dei consumi a tavola degli italiani sul finire del 2012. Qualcosa si festeggerà, ma sotto tono e, soprattutto, fatto in casa. Stando a Coldiretti, gli italiani quest'anno spenderanno poco meno che 200 euro a famiglia per imbandire le loro tavole, guarderanno di più le etichette, staranno attenti a non farsi ingannare dai “falsi” alimentari, cercheranno alimenti nostrani piuttosto che esotici. È uno degli effetti dei tempi difficili che l'Italia attraversa e che, paradossalmente, potrebbe favorire l'agroalimentare nazionale.Pare, infatti, che, dai dati Coldiretti/Confesercenti, sulle tavole degli italiani saranno stappate il 24% in meno di bottiglie di champagne, mentre diminuirà del 12% il consumo di caviale e succedanei e quasi scomparirà la frutta esotica (ananas, manghi, avocado e datteri sono dati in calo del 12%).Di contro, sembra che alimentari e le bevande siano l'unica voce di spesa che sostanzialmente tiene (+2,1%) sulla base dell'indagine “Xmas Survey 2012” di Deloitte; la stessa che indica come sempre gli alimentari e le bevande rappresentino il 36% delle spese di Natale. E, proprio nella ricerca di cosa mettere in tavola, pare si guardi sempre di più al cibo locale, un atteggiamento favorito, spiegano i coltivatori, «dal moltiplicarsi delle occasioni di valorizzazione dei prodotti tipici locali durante le feste con sagre e mercatini che si moltiplicano nelle città e nei luoghi turistici».Tutto mentre l'ormai “consueta” minaccia della contraffazione alimentare sembra incombere come un incubo sui consumatori. Un brutto sogno che vale ormai 1,1 miliardi di euro e che, soprattutto, complica la vita alla filiera agroalimentare italiana perché il nostro Paese continua ad essereun forte importatore di prodotti alimentari. Basta pensare che solo nei primi sette mesi dell'anno, stando ancora a Coldiretti, sono state importati dalla Cina oltre 50 milioni di chili di pomodori conservati destinati con la rilavorazione industriale a trasformarsi in italiani. Eppure, l'incremento delle esportazioni agroalimentari dovrebbe essere una delle priorità del Paese. Soprattutto visto che, secondo quanto fatto rilevare dal Censis e da Confagricoltura, ogni euro di export agricolo ha un effetto trainante e produce ben 4 euro di vendita all'estero di prodotti trasformati. Anche in vista del Natale, quindi, la condizione reale del nostro agroalimentare si manifesta in tutta la sua evidenza: ottima qualità, grande capacità produttiva, enormi potenzialità in fatto di export, ma una ancora più critica situazione di mercato interna. Le soluzioni? Occorrono cioè più organizzazione, più coordinamento, maggiore potere di mercato, grande flessibilità insieme alla conferma della nostra insuperabile qualità produttiva.
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