Anche se l’attualità incalza – in particolare quella relativa alle condizioni del papa emerito Benedetto XVI –, una parte dei post sui social network cristianamente ispirati è tuttora entro il solco del Natale appena celebrato. Ne segnalo due di particolare finezza: forse perché traggono spunto da due “interni di famiglia” che i rispettivi autori riportano senza condirli, mi pare, con alcun elemento di finzione; o forse perché interagiscono efficacemente con l’«inattesa polemica natalizia» su Gesù Bambino di cui Umberto Folena ha già dato conto, ieri, qui su “Avvenire” ( bit.ly/3vq9wl4 ). Il primo, in ordine cronologico, è comparso il giorno della vigilia sul profilo Facebook di Gaia De Vecchi ( bit.ly/3G4ONIs ), teologa morale e insegnante. Protagonista: una pianta di rosmarino, che – spiega l’autrice – sta nel titolo del romanzo di successo di Matteo Bussola e anche nel suo balcone. Il pranzo di Natale la condanna a essere drasticamente potata, ma essa pare resistervi esibendo un’improvvisa fioritura. Che fa commentare all’autrice: «Dio è questo: il piccolo, inaspettato, che ti stupisce e commuove, ti entra nel quotidiano con grazia e delicatezza ma non ti lascia indifferente. Ti richiama a Vita altra». La conclusione è un augurio di «buoni fiori invernali di rosmarino», soprattutto «a quelli che – come me – non smettono mai di far dialogare il “piccolo credente” e il “piccolo non credente” che c'è in loro». Il secondo post è stato pubblicato il 27 dicembre sulla pagina Facebook di Gigi De Palo ( bit.ly/3Vx967f ), presidente del Forum delle associazioni familiari nonché comunicatore e formatore. Qui il protagonista è il quintogenito di Gigi e di Anna Chiara Gambini, Giorgio, che è a tal punto incantato dal presepe dal passare a guardarlo durante il giorno e da visitarlo anche nel corso della notte, addormentandosi (inevitabilmente) tra un divano e l’altro. «Pagherei oro», commenta l’autore-papà, «per avere nel cuore la bellezza e la semplicità di Giorgio che guarda per ore la mangiatoia con un bambino riscaldato (così ci hanno raccontato e così gli abbiamo raccontato) dal bue e l’asinello. Un desiderio talmente grande da andarlo a contemplare di notte, sfidando il buio e le paure. Abbiamo ancora così tanto da imparare dalla semplicità...».
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