Dopo una settimana in anteprima su Discovery+, arriva questa sera su Real Time (alle 21,20) la terza stagione del docu-reality Ti spedisco in convento, che segue le vicissitudini di cinque ragazze senza regole, tutto sesso, alcol, cellulari e social, convinte che l’importante nella vita siano i soldi, il lusso, lo sballo e il divertimento, che a loro insaputa (credendo di dover partecipare a un reality simile ai loro standard di vita) si ritrovano in un istituto di suore. Dapprima le Oblate del Bambino Gesù, adesso le Battistine, ovvero la Congregazione di San Giovanni Battista, sull’Aurelia Antica, a Roma. Già il fatto che le suore siano vere e non mezze attrici come in altri casi è già un passo avanti, significa che la finzione è ridotta al minimo, almeno per quanto riguarda il fronte delle religiose. Ma anche le ragazze, pur vivendo con le telecamere appresso e sapendo di partecipare a un programma tv che in qualche modo potrà dare loro notorietà, si lasciano spesso andare all’istinto, nel bene e nel male. Da qui la maggiore credibilità di un esperimento televisivo che definire sociale può essere eccessivo, ma che si dimostra comunque più interessante di quanto si possa pensare, con un confronto tra stili di viti incompatibili dal quale le suore escono in genere televisivamente vincenti. In questa terza stagione, stando almeno ai primi episodi, appaiono più accentuati i contrasti tra le giovani e le religiose e per la prima volta, se non andiamo errati, si vede anche la reazione da parte di una ragazza nei confronti della telecamera. Sapendo che tutto è selezionato e montato e che le ragazze si sentono costrette a restare per non perdere l’occasione della visibilità, si intuisce che gli autori, dopo tre stagioni, abbiano ritenuto necessario spingere sulla drammatizzazione per garantire lo spettacolo.
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