Un sentimento che sopravvive di rado, in questa Italia grigia o nera, è quello della vergogna. Certamente non lo provano i nostri politici, la loro stragrande maggioranza, ma altrettanto certamente non lo provano i nostri connazionali, tutti in difesa dei propri piccoli o grandi privilegi e preoccupati piuttosto dell'accusare gli altri delle proprie inadempienze, ipocritamente incapaci di ragionare sulle proprie viltà. Siamo davvero così pochi a provar vergogna per come vanno le cose, anche con la nostra complicità diretta o indiretta? Un particolare sentimento di vergogna è quello che ho provato negli ultimi giorni, di fronte alle sparate del ministro dell'interno e dei nuovi governanti, eletti da un popolo che ha perso da tempo il senso della realtà e della solidarietà con chi più ne ha bisogno, l'idea che esistano dei doveri verso chi soffre più di noi, che è colpito infinitamente più di noi dalle ingiustizie della società, della storia, della natura. Più ancora mi sono vergognato di appartenere (quante altre volte me ne sono gloriato!) alla categoria di persone che si dicono ancora di sinistra ma si comportano all'incontrario, o che si occupano, in modi differenziati, di chi ha più bisogno, dei malati, degli emarginati, dei poveri, dei bambini... Degli immigrati. Sono - siamo - milioni, a occuparci in vario modo del prossimo e spesso, molto concretamente, a viverne. Per esempio, in quanti sono, siamo, a occuparci degli immigrati, in Italia? Quante le iniziative, le associazioni grandi e piccole, i gruppi spontanei e quelli maggiori riconosciuti dallo stato, dall'Europa? Con un ragguardevole giro di denaro. Ma: le centinaia di migliaia di persone, collegate in migliaia di associazioni che proprio degli immigrati si occupano, come hanno reagito in questi giorni alle sparate del ministro Salvini? In altri tempi saremmo scesi in piazza in massa, avremmo fatto picchetti davanti al Parlamento, avremmo organizzato scioperi e manifestazioni. E cosa avrebbero fatto i sindacati, indegni oggi del loro passato e perfino del loro nome? E "gli intellettuali" avrebbero scritto articoli di fuoco. A onor del vero ho letto solo delle dichiarazioni degne di quel passato, di Saviano, in altri momenti peggio che
fiacco. Tutte queste cose avremmo la forza per potere ancora fare, ma non la volontà: stiamo a vedere, emettiamo qualche generico comunicato, ci diciamo tra di noi la nostra indignazione... Anche di questo oggi mi vergogno, non solo della miseria morale e politica di chi ci governa, e non vedo chi, singolo o gruppo, voglia uscire dal suo piccolo e squallido egoismo.
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