Trascorsa giusto una settimana dalla domenica del voto, chi ripercorresse i post a tema "dopo le elezioni" che si sono potuti leggere in questi giorni nell'arcipelago digital-ecclesiale troverebbe che sono una minoranza quelli improntati alla necessaria distanza critica. C'è da rammaricarsene, ma non c'è da stupirsene: le passioni politiche rimangono tali anche quando sono coltivate a partire da un'ispirazione religiosa.
Ve n'è stato uno, tuttavia, che si è segnalato invece per la sua alterità operosa. Lo hanno già potuto apprezzare anche i lettori di "Avvenire", essendo comparso il 6 marzo a pagina 2, tra gli "Scripta manent" dei lettori, ma la sua storia editoriale, quasi tutta digitale, è articolata e merita di essere ripercorsa. L'autore, Simone Sereni, lo aveva postato il giorno prima sul proprio profilo Facebook col titolo: "L'altro 4 marzo: l'Italia vista dal Bambino Gesù" (tinyurl.com/y8u5jwcd). Vi raccontava «la bell'Italia possibile» (dai pazienti e familiari solidali a prescindere da provenienza e religione, ai medici e paramedici instancabili e magnanimi, agli anonimi donatori d'organi) incontrata avendo dovuto trascorrere la domenica elettorale fuori dalle sale operatorie destinate ai trapianti del noto ospedale pediatrico romano. Di lì, in poche ore, il racconto è rimbalzato sulla pagina social del Bambino Gesù, sulla pagina social e sul sito della Caritas di Roma, sul blog "Vino Nuovo" e, come si è detto, su "Avvenire" cartaceo. E, parallelamente, sui profili Facebook di migliaia di utenti che, più o meno in pari numero, lo hanno apprezzato e condiviso,
Uno di loro lo ha definito «il migliore editoriale della giornata». Probabilmente perché ha saputo infondere fiducia testimoniando, a partire da un diverso punto d'osservazione, un valore - vogliamo chiamarlo "umanità"? - di cui i cristiani sono esperti e che nessun risultato elettorale potrebbe mettere in discussione.
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